Sono stati 76.260 i nuovi contagi da Coronavirus in Italia ieri, secondo i dati e i numeri Covid - regione per regione - del bollettino della Protezione Civile e del ministero della Salute. Si registrano inoltre altri 153 morti. I nuovi decessi portano a 158.254 il numero delle vittime da inizio pandemia. Sono stati 513.744 i tamponi (641.896), tra molecolari e antigenici, processati nelle ultime 24 ore che fanno rilevare un tasso di positività al 14,8% (15%). Salgono i ricoveri in terapia intensiva, con 11 persone in più rispetto a ieri per un totale di 466, mentre sono in calo i ricoveri nei reparti Covid (-30), dove si trovano al momento 8.939 persone. Sono 1.226.890 le persone attualmente positive (+26.283) mentre tocca quota 12.685.306 il numero dei guariti (+51.922). Dall'inizio della pandemia sono 14.070.450 le persone che hanno contratto il virus.

Coronavirus Italia, parla il professor Bassetti

«Con la fine dello stato di emergenza non finisce la pandemia e se non sappiamo difenderci sono dolori: a ottobre rischiamo di ricominciare», avverte Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. «Se non aumentiamo le dosi di richiamo - occhio che sono scese molto nelle ultime settimane - e i fragili non fanno la quarta dose, il virus torna a mordere forte e a fare danni. Attenzione perché l'unica arma è la prevenzione», sottolinea Bassetti a Adnkronos Salute.

«La soglia psicologica dei 100mila casi non deve fare paura - dice ancora Bassetti - Soprattutto perché il contagio non vuole dire malato grave e il dato italiano lo conferma: abbiamo sempre il segno meno davanti ai numeri delle terapie intensive. Aumentano i ricoveri in media intensità ma era atteso perché con le forme meno gravi spesso le persone cercano l'assistenza in ospedale. Il problema è che molti di questi ricoveri credo che siano anche inappropriati e tanti potrebbero essere curati a casa. L'aumento dei casi è fisiologico, potremmo arrivare anche a 200mila. Ma ci interessa questo numero? O dobbiamo guardare il segno meno delle rianimazioni?».

«Se questa infezione è depotenziata dalla vaccinazione, e lo vediamo dai dati sugli effetti più gravi ragiona l'infettivologo - rappresenta quello che in passato era un'ondata di influenza. Abbiamo mai fatto i tamponi a tutti quelli che avevano l'influenza, ad esempio a febbraio o marzo di un qualsiasi anno pre-pandemia? No, non l'abbiamo fatto. Se non aumentano i ricoveri in terapia intensiva, non dobbiamo preoccuparci, se invece ci sarà un incremento pesante anche nei dati dei ricoveri, allora - conclude - potremo parlare di quinta ondata».

Nell’ultima settimana il numero dei ricoverati in aree Covid è cresciuto del 10,7%. L’incidenza maggiore con un + 15% la fanno segnare sud e isole. Registra invece un calo del 20,7% il numero dei pazienti Covid nelle terapie intensive. È negli ospedali il numero dei ricoverati ' con Covid' nei reparti ordinari, supera il numero dei pazienti arrivati in ospedale con sindrome respiratoria, quindi dei pazienti ricoverati ' per Covid'. Il 54% degli attuali ricoverati nei reparti ordinari in area medica è arrivato in ospedale "con Covid", ovvero per curare altre patologie ma è stato trovato incidentalmente positivo al virus grazie al tampone pre-ricovero. Il 46% sono ricoveri “per Covid”, strettamente legati agli effetti della malattia da Coronavirus, che comunque registrano una crescita nell’ultima settimana del 11%. I ricoveri, in discesa dal primo febbraio, avevano registrato la scorsa settimana ancora un complessivo calo del 5,2%.