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In Europa è in atto una tendenza gravida di risvolti inquietanti per quanto riguarda l’opera di chi pratica attivamente la solidarietà verso migranti e rifugiati.Nello scorso dicembre un rapporto a cura dell’ Institute of Race Relations (Irr), ha messo chiaramente in luce come “in tutto il continente, le leggi penali progettate per colpire bande e profittatori di contrabbando organizzati sono distorte e tese a un programma anti-rifugiato e anti-umanitario e, nel processo, a criminalizzare la stessa solidarietà” Un esercito silenzioso che agisce da anni, da quando migrare è divenuto un crimine e mentre i veri trafficanti si arricchiscono sempre di più, i volontari e le ong vengono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina o addirittura di essere in accordo con i mercanti di esseri umani. Sono iniziati processi per molte persone, i cui casi (45) sono stati presi in esame dal rapporto, che ha monitorato ciò che stava succedendo a partire dal 2015. Qualche procedimento però è già giunto al termine e fortunatamente con esito positivo per gli imputati.E’ la storia di tre pompieri spagnoli che nel gennaio 2016, nel pieno della crisi siriana con l’arrivo di numerose persone disperate sulle coste greche, risposero ad una segnalazione dell'ong danese Team Humanity che chiedeva assistenza per un gruppo di siriani alla deriva a largo dell’isola di Lesbo. Al loro rientro in porto, i tre furono arrestati. L’accusa fu che gli imputati erano intervenuti, malgrado fossero stati avvertiti di non muovere un dito se non in caso di pericolo di vita per i migranti.Che in realtà la situazione fosse effettivamente grave, lo dimostra in fatto che i pompieri spagnoli non recuperarono nessuno e che hanno sempre affermato di non aver mai interrotto il contatto con le autorità greche. Manuel Blanco, Julio Latorre e Quique Rodriguez sono andati a processo con il serio rischio di vedersi comminata una pena fino a 10 anni di reclusione. L’arresto dei tre volontari di Siviglia ebbe vasta eco in tutta Europa tanto che lo stesso governo iberico si mobilitò in loro favore ottenendo il rilascio su cauzione dopo tre giorni di detenzione. L’8 maggio un tribunale di Atene ha riconosciuto l’innocenza degli imputati che si erano presentati scortati dal console spagnolo. Lo stesso ministro degli Esteri, Alfonso Dastis, ha seguito l’esito della vicenda con estrema attenzione. Una vicenda dall’esito positivo dunque, per la quale si è registrato anche il commento del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, che ha definito il processo come un errore. Probabilmente molto dei procedimento giudiziari in corso in Europa a danno di attivisti e volontari si tramuteranno in un nulla di fatto. Ma dalla Francia alla Spagna, dalla Danimarca alla Svezia, chi aiuta i migranti è schiacciato tra il racconto delegittimante che li vuole in combutta con i trafficanti e la spirale giudiziaria. Per Nando Sigona, fondatore dei "Migration Studies" e ricercatore del centro sulle migrazioni (Compas) all'Università di Oxford: «Dovremo aspettarci altri processi “spettacolari” di questo genere. Abbiamo imparato dall’attuale gestione della crisi da parte dell’Ue che le cattive abitudini si diffondono in fretta: è accaduto per i muri di filo spinato innalzati dall’Ungheria al confine serbo, accolti in un primo momento da forti opposizioni per poi essere guardati con condiscendenza da altri Stati europei».