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Non smette di provocare polemiche il disegno di legge presentato dal senatore leghista e avvocato Simone Pillon, per la modifica delle norme sull’affido in seguito alla separazione. Il ddl numero 735 ora in commissione Giustizia prevede la cosiddetta “bigenitorialità perfetta”, ovvero l’affido dei figli per un tempo pari a ciascun genitore ( ove possibile) e quindi senza più il collocatario prevalente; il loro mantenimento diretto da parte di ciascun genitore senza più l’assegno di mantenimento; la doppia residenza del minore e il canone di affitto per la casa familiare nel caso essa non sia di proprietà del coniuge che vi risiede. Inoltre, rende obbligatoria la mediazione familiare.
Se il ddl viene considerato “non irragionevole” dalla parte più conservatrice della magistratura, critiche si sono levate dalle fila dell’avvocatura e dai banchi del Pd ( oggi sul nostro giornale interviene sul tema la vicepresidente del Senaro, Anna Rossomando). Sul fronte delle associazioni, D. i. Re ( Donne in rete contro la violenza) ha creato una petizione online su Change. org per chiedere il ritiro del ddl che in pochi giorni ha raggiunto oltre 30mila firme e ha organizzato una manifestazione di piazza per il 10 novembre. Grosse perplessità sono state sollevate anche da Telefono Rosa, cui si è aggiunta anche la nota critica del Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infazia. Sull’obbligo di mediazione familiare, Cismai e la Comunità Scientifica hanno definito «totalmente inapplicabile» la norma nei casi «di alta conflittualità tra le parti e nei casi di violenza domestica». Quanto al diritto del figlio di trascorrere coi genitori tempi “paritetici, in ragione della metà del proprio tempo, compresi i pernottamenti”, Cismai ha sottolineato come «questa interpretazione del concetto di bigenitorialità leda fortemente il diritto dei minori alla stabilità, alla continuità, ed alla protezione, per quanto possibile, dalle scissioni e dalle lacerazioni che inevitabilmente le separazioni portano nella vita delle famiglie. Questo articolo teorizza la possibilità applicativa della divisione a metà di un figlio, ma questo significa considerare i minori alla stregua di beni materiali. Appare molto grave che a teorizzare questa divisione sia proprio lo Stato che dovrebbe invece essere il primo garante della loro protezione». Duro, quindi, il giudizio complessivo sul decreto, che il Coordinamento definisce «un pericoloso passo indietro nel percorso di tutela dei minori e di rispetto dei loro diritti» .
Sul versante parlamentare, le voci iniziali che davano il ddl potenzialmente approvabile entro Natale sono state smentite dallo stesso Pillon, il quale ha scritto su Facebook «Chi lo sa che per Pasqua non riusciamo a regalare ai bambini le vacanze con la mamma o con il papà». L’iter di approvazione, dunque, non sarà veloce come sperato dal senatore: entro la prima settimana di ottobre cominceranno le audizioni in commissione, poi l’attesa è indefinita. Il testo è stato assegnato alla commissione Giustizia del Senato in sede redigente, quindi sarà la stessa commissione a deliberare sul testo articolo per articolo, mentre l’Aula di palazzo Madama voterà solo il testo finale senza poter proporre modifiche. Il sentire comune in maggioranza, però, è che il ddl non sia tra le priorità, soprattutto nei mesi caldi della legge di Bilancio con la fila di decreti legge di iniziativa del Governo. Quanto al fronte politico, il ddl Pillon ha trovato resistenze soprattutto tra i 5 Stelle, che non hanno ufficialmente chiarito la loro posizione, anche se alcuni senatori hanno partecipato al primo incontro dell’ “intergruppo parlamentare” favorevole al testo, formato da eletti di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Idea Noi per l’Italia.