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I poliziotti della Digos, coordinati dalla procura di Roma, hanno eseguito altre 6 misure cautelari (3 arresti e 3 obblighi di dimora) a carico di altrettante persone per l’assalto alla sede della Cgil in Corso d’Italia, nel centro della capitale, avvenuta dopo la manifestazione del 9 ottobre scorso. Si tratta di militanti di Forza Nuova e persone legate al mondo No-Vax. A darne notizia è l'Agi, che ha appreso la notizia da fonti di polizia. Agli arrestati il pm Gianfederica Dito contesta, a vario titolo, i reati di devastazione e saccheggio e resistenza e violenza. L’operazione arriva a tre giorni dalla pronuncia del tribunale del Riesame che ha confermato il carcere per altre 5 persone coinvolte negli stessi fatti. Si tratta di Roberto Fiore, Giuliano Castellino e Pamela Testa - rispettivamente leader nazionale, capo romano e militante di Forza Nuova - dell’ex Nar Luigi Aronica e di Salvatore Lubrano, arrestati al termine del corteo di tre sabati fa. Scarcerato, invece, il sesto arrestato: Biagio Passaro leader di "IoApro". E le indagini proseguiranno per individuare eventuali altre responsabilità. C’è anche Luca Castellini, leader veronese di Forza Nuova, tra i 6 destinatari delle misure cautelari. Ultrà dell’Hellas Verona, dichiaratamente fascista e dirigente di Forza Nuova, Castellini, 46 anni, è destinatario della misura cautelare dell’obbligo di dimora. Castellini era già indagato insieme ad altre 3 persone, con l’accusa di istigazione a delinquere aggravata dall’utilizzo di strumenti informatici o telematici. L’inchiesta è quella che aveva portato al sequestro preventivo del sito Internet del movimento di estrema destra da parte della polizia postale. Ma la «lotta continua» contro green pass e vaccini è solo l’ultima "sparata" di Castellini che, in passato, era balzato agli oneri delle cronache per le frasi contro il calciatore Mario Balotelli che, a suo parere, «non sarà mai italiano». Non contento, su Twitter incalzava: «Sarò perseguitato e odiato dai controllori ed esecutori della commissione Segre?». Castellini, d’altronde, non aveva mai nascosto le sue simpatie per le dittature. Prova ne sono i cori da ultrà, gli slogan xenofobi e le frasi in ricordo del nazismo. «Siamo una squadra a forma di svastica, che bello se ci allena Rudolf Hess», è il coro cantato dall’ultrà Castellini quando, fino al Daspo che lo obbligherà a stare fino al 2030 fuori dallo stadio, si recava regolarmente al Bentegodi a tifare l’Hellas in curva. Un coro dal quale non ha mai preso le distanze. Intervistato dalla trasmissione "Non è l’Arena", si era giustificato: «È solo una goliardata, per noi è una cosa divertente. Hitler si è macchiato di atrocità molto meno della democrazia, di Stalin, della Chiesa. Gli ebrei hanno subito un genocidio? Eppure comandano il mondo». Ma tra democrazia e totalitarismo, Castellini, sceglie il secondo. Tanto è vero che, dal palco di un raduno di tifosi gialloblu proclama: «Chi ci ha regalato questa festa ha un nome e un cognome: Adolf Hitler!». Anche in questo caso il video aveva fatto il giro della rete creando notevole imbarazzo. Ad essere raggiunto dalla misura cautelare della custodia in carcere c’è anche Fabio Corradetti, il figlio ventenne della compagna di Giuliano Castellino, il leader romano di Forza Nuova detenuto per l’assalto alla sede del sindacato. Corradetti è già in carcere per gli scontri avvenuti in quella stessa giornata nelle vicinanze di Palazzo Chigi. Il gip Annalisa Marzano, dopo le richieste della pm Dito, ha disposto il carcere anche per il 30enne Massimiliano Petri. Nei confronti di Roberto Borra sono stati disposti invece gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Castellini e altri due, Francesco Bellavista e Federico Trocino, sono stati raggiunti dall’obbligo di dimora nel comune di residenza con il divieto di allontanamento da casa tra le 17 e le 22. «Sussiste il concreto e attuale pericolo di reiterazione di condotte della medesima indole offensiva giacché le modalità con le quali è stata sprigionata la violenza nei confronti di componenti delle forze dell’ordine e la mancata percezione dell’estrema gravità della condotta appena compiuta, sono elementi sintomatici di una spiccata inclinazione degli indagati alla commissione di fatti dalla particolare carica offensiva», scrive il gip Marzano nell’ordinanza di custodia cautelare. Corradetti, «nonostante la giovane età, è un soggetto estremamente violento e pericoloso per la collettività. Già sottoposto dal 9 ottobre a misura cautelare custodiale per i reati di resistenza e lesione violenza» per gli scontri alla manifestazione, «e gravato da precedenti specifici alcuni oppositivi e connotati da violenza. Nei suoi confronti inoltre è stata esercitata l’azione penale nell’ambito di altro procedimento penale per tentato omicidio posto in essere l’11 ottobre 2020». Alle misure eseguite questa mattina si è arrivati dopo ulteriori indagini della Digos della Questura di Roma coordinate dalla procura di Roma. «Le condotte, per come desumibili dalle videoriprese, mostrano la sua inclinazione alla violenza, la sua attitudine alla provocazione negli scontri contro le forze dell’ordine, la scaltrezza dimostrata ricorrendo al travisamento del volto mediante scaldacollo , ma soprattutto ha dimostrato di saper ricorrere a stratagemmi per rimanere apparentemente inosservato pur mantenendo nelle irruzioni una posizione strategica e di primo piano. A prima vista appariva defilato, ma poi si scagliava energicamente contro le forze dell’ordine. Si tratta - scrive il gip - indubbiamente di uno dei principali protagonisti delle azioni violente a piazzale del Brasile, sia per la successiva devastazione della sede sindacale». Per quanto riguarda Corradetti, raggiunto dalla nuova misura di custodia cautelare in carcere, «non vi sono dubbi sulla piena e indiscussa partecipazione alle brutali violenze ed anche, si potrebbe dire, di compartecipazione alle istigazioni alle violenze perpetrate ai danni non solo delle forze dell’ordine ma anche ai danni dei locali della sede della Cgil», scrive il gip. Corradetti «era presente in tutte le tappe connotate da violenza protrattesi nell’arco dell’intero pomeriggio, per proseguire fino a sera quando» è stato arrestato in flagranza «per la violenza riservata alle forze dell’ordine a presidio dei palazzi istituzionali». «Nonostante la giovane età, Corradetti ha mostrato di essere avvezzo ai disordini. Capace - si legge nel provvedimento - di esserne un concreto istigatore e provocatore». Il figlio della compagna di Castellino è stato riconosciuto dagli agenti della Digos che hanno visionato i filati: pur avendo «il volto parzialmente travisato da uno scaldacollo, indossava un cappellino da baseball di colore verde chiaro e un giubbotto di colore nero con cappuccio. Tuttavia si abbassava per pochi istanti la copertura mostrando così il volto». Era «tra i principali artefici dei violenti scontri con le forze dell’ordine avvenuti a piazza del Brasile dove utilizzando una spranga utilizzata a mo di asta della bandiera italiana, o sassi, colpiva violentemente gli agenti e i mezzi delle forze dell’ordine» e successivamente «fuori dall’ingresso della Cgil cercava di sfondare la porta di ingresso, agevolando l’invasione dei locali del sindacato da parte dei facinorosi. Entrava nei locali del sindacato tra i primi con un bastone danneggiava con straordinaria ostinazione tutti gli arredi che incontrava lungo il suo percorso». «L’indole violenta di Massimiliano Petri è provata non solo dalla connotazione violenta dei procedimenti penali di cui è gravato ma anche dalla violenza che ha continuato a sprigionare anche nella fase successiva della manifestazione quando nelle ore serali a seguito di ulteriori scontri nei pressi dei palazzi istituzionali, alcuni operatori sanitari dell’Ares 118 intervenivano in via delle Covertite per le sue cure e sul posto, dopo essere stati accerchiati e aggrediti dai manifestanti presenti, riuscivano a caricarlo sull’ambulanza per condurlo all’ospedale Santo Spirito». Petri, già noto alle forze dell’ordine perché facente parte degli ultrà della Lazio «ha in diverse occasioni scontato le pene in regime di arresti domiciliari, ma a quanto pare - scrive il gip - le pregresse esperienze giudiziarie e cautelari non sono riuscite a contenere le pulsioni aggressive e violente di cui Petri è capace». In particolare, l’ultrà durante il tragitto in ambulanza ha danneggiato gli strumenti sanitari e afferrato per un braccio un’operatrice sanitaria ed è stato denunciato. Ai domiciliari è finito Roberto Borra, già colpito da Daspo nel 2016 e 2018, ha partecipato a iniziative di Forza Nuova e Avanguardia Nazionale, nonché degli Ultras Lazio, ex Irriducibili. «Si tratta dunque di un soggetto vicino agli ambienti frequentati da soggetti adusi alla violenza» scrive il gip.