Mentre l’Assemblea nazionale e in via di approvazione una legge che istituisce un procuratore speciale per i reati legati alla droga con nuovi e più ampi poteri per gli investigatori, ben sette carceri francesi sono state prese di mira, la notte tra lunedì e martedì, da attacchi che secondo gli inquirenti sembrano rispondere ad una «precisa e coordinata strategia».

Presso la struttura di Tolone l’episodio più grave con colpi di kalashnikov esplosi contro le mura di cinta. Ma fatti di altrettanta gravità, come l'incendio di veicoli e lanci di molotov, si sono verificati anche a Aix-En-Provence, Marsiglia, Valence e Nîmes nel sud della Francia, e a Villepinte e Nanterre, vicino a Parigi.

Su ciò che è successo nella regione del sud, Provenza-Alpi-Costa Azzurra, il presidente Renaud Muselier, ha reso noto che «due automobili sono state dati alle fiamme» a pochi metri dal carcere di Aix-Luynes, il cui cancello è stato quasi divelto. Ha poi aggiunto che un altro veicolo è stato dato alle fiamme davanti al penitenziario di Marsiglia. Inoltre «dieci veicoli carcerari sono stati contrassegnati con la scritta “DDPF” (acronimo che significa “diritti dei prigionieri francesi”)».

Stesse scene lunedì sera nel parcheggio del carcere di Villepinte (Seine-Saint-Denis) una delle periferie più povere e conflittuali della capitale. Sul posto è stata trovata una lattina di benzina da cinque litri. Le immagini delle telecamere hanno mostrato che due persone sono penetrate nel complesso salendo in cima a un grande mucchio di terra.

Secondo una fonte della polizia, anche gli edifici di Nanterre (Hauts-de-Seine) e Valence (Drôme) sono stati colpiti da incendi e sono comparse scritte sempre inerenti ai diritti dei prigionieri. Ma a quanto riferisce il ministero della Giustizia, già nei giorni precedenti diverse carceri erano state oggetto di attacchi incendiari come nel caso della Scuola Nazionale di Amministrazione Penitenziaria, ad Agen, e Réau (Seine-et-Marne).

Senza attribuire direttamente una colpa specifica degli attentati, il ministro della Giustizia Darmanin ha detto che il governo francese sta «affrontando il problema del traffico di droga» e sta adottando misure che «distruggeranno profondamente» le reti criminali. Il ministro dell’Interno Bruno Retailleau invece ha tuonato che la risposta del governo deve essere implacabile: «Coloro che attaccano le prigioni e gli agenti meritano di essere rinchiusi in quelle stesse carceri e monitorati da quegli agenti». Ha poi aggiunto di aver incaricato la polizia di rafforzare immediatamente la sicurezza nelle strutture carcerarie.

I sindacati degli agenti penitenziari sembrano essere i più arrabbiati. FO Justice, infatti, ha espresso la sua «più profonda preoccupazione e rabbia» in seguito agli attacchi estremamente gravi della notte e ha chiesto un'azione urgente del governo per proteggere il personale carcerario. «Stiamo aspettando un'azione coordinata da parte dei ministri della Giustizia e dell'Interno», ha detto Wilfried Fonck, segretario nazionale dell'UFAP-UNSA-Giustizia, sottolineando che l'amministrazione carceraria non aveva «le risorse umane per garantire la sicurezza intorno agli stabilimenti ventiquattro ore al giorno».

Finora nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità degli attacchi, ma alcuni organi di stampa hanno riferito che la sigla DDPF pottrebbe essere ricondotta anche ad alcune organizzazioni di matrice anarchica. In ogni caso le indagini sono state avviate dagli uffici dei procuratori locali. La Procura nazionale antiterrorismo ha poi annunciato di aver assunto la direzione delle operazioni, affidate alla sottodirezione antiterrorismo della polizia giudiziaria, alle direzioni zonali della polizia nazionale interessata e alla Direzione generale della sicurezza interna (DGSI).

La pista più gettonata dagli inquirenti comunque continua ad essere quella di un piano coordinato della criminalità organizzata. Ci si sta anche interrogando su un possibile legame tra questi attacchi e l'istituzione di carceri di massima sicurezza dedicate ai detenuti più pericolosi appartenenti alla criminalità organizzata.

I penitenziari di Vendin-le-Vieil (Pas-de-Calais) e Condé-sur-Sarthe (Orne) infatti si preparano ad accogliere, nel giro di pochi mesi, i duecento narcotrafficanti ritenuti i più pericolosi del paese.