«Gérard Depardieu è probabilmente il più grande degli attori. L’ultimo mostro sacro del cinema. E noi non possiamo più tacere di fronte al linciaggio che si abbatte su di lui, di fronte al fiume di odio che si riversa sulla sua persona, senza sfumature, nel fango più totale, e in disprezzo di una presunzione di innocenza di cui avrebbe beneficiato, come tutti, se non fosse il gigante del cinema quale è». Da Carla Bruni a Carole Bouquet e Charlotte Rampling, passando per il regista Bertrand Blier o il cantante Roberto Alagna: a firmare l’appello apparso su Le Figaro sono una sessantina di personalità del mondo della cultura francese, scese in campo per denunciare la gogna mediatica nei confronti dell’attore francese accusato di violenza sessuale da decine di donne. 

Dopo il messaggio lanciato dal presidente francese Emmanuel Macron, che un’intervista tv su France 5 si è schierato in difesa di Depardieu, vittima di «caccia all’uomo», ora sono i personaggi dello spettacolo a prendere posizione: «artisti, scrittori e produttori» cinematografici», che come tali si esprimono, senza «entrare nella polemica», e lasciando che «la giustizia faccia il suo corso». 

«Quando attacchiamo Gérard Depardieu in questo modo, è l’arte che attacchiamo. Attraverso il suo genio di attore, Gérard Depardieu contribuisce all’influenza artistica del nostro Paese. Qualunque cosa accada, nessuno potrà mai cancellare la traccia indelebile della sua opera che segna per sempre la nostra epoca. Il resto, tutto il resto, riguarda la giustizia, solo ed esclusivamente la giustizia», si legge nella lettera. 

Oltralpe la accuse nei confronti del famoso attore, denunciato formalmente da due donne, sono un vero caso nazionale, l’ultimo e forse più clamoroso capitolo del Metoo. Anche perché Depardieu è una specie di monumento vivente del cinema francese, il suo volto più noto nel pianeta, come ha sottolineato lo stesso Macron. A far esplodere lo scandalo mediatico è stato in particolare un documentario trasmesso a inizio dicembre su France 2, nella trasmissione d’inchiesta Complément d'enquête, che ha diffuso alcuni video registrati durante il viaggio che Depardieu ha compiuto in Corea del Nord nel 2018, e in cui l’attore si prodiga in ripetuti commenti sessisti e misogini, anche nei confronti di una ragazzina minorenne. Immagini e parole sgradevoli che di certo hanno contribuito alla bufera mediatica.   

Negli ultimi mesi, l’attore ha ricevuto diverse accuse di molestie e violenza sessuale. I fatti sarebbero avvenuti durante le riprese di undici film usciti tra il 2004 e il 2022, secondo quanto ha riportato il quotidiano francese Mediapart lo scorso aprile. Recentemente, il 7 dicembre, l'attrice francese Hélène Darras ha denunciato l'attore per violenza sessuale nel film Disco del 2007. L'attrice sostiene che il comportamento di Depardieu era “ingovernabile” e spiega che lui le aveva proposto di andare nel suo camerino. Lei ha rifiutato, cosa che non avrebbe impedito all'attore di continuare a “palpeggiarla”.

Di recente anche la giornalista e scrittrice spagnola Ruth Baza ha presentato alla polizia di Torremolinos (Málaga) una denuncia di stupro contro Depardieu per fatti accaduti a Parigi nel 1995. La denuncia comprende quanto accaduto durante l'intervista con il attore per la rivista Cinemanía, quando la giornalista aveva 23 anni ed era alla prima del film Colonnello Chabert.

L’attore aveva respinto tutte le sue accuse a suo carico, mosse dall’attrice Charlotte Arnould e da altre 14 donne, in una lettera-sfogo pubblicata sempre su Le Figaro. «Non posso più tollerare ciò che sento, ciò che ho letto su di me negli ultimi mesi. Pensavo non mi importasse, ma no, in realtà mi importa. Tutto questo mi ferisce, peggio, mi spegne», aveva scritto Depardieu denunciando il linciaggio subito da parte del tribunale mediatico.