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Il varo ufficiale Dl Rilancio ha arrancato sul terreno accidentato di una maggioranza instabile, ma nella serata di ieri è arrivato il via libera del Consiglio dei Ministri. Si è chiusa nella notte di martedì la pratica sulla regolarizzazione dei migranti, dopo le lunghe polemiche tra Italia Viva e Movimento 5 Stelle che avevano prodotto anche la minaccia di dimissioni della ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova.
Per trovare la quadra è servita una estenuante mediazione tra il ministro dem per il Sud, Giuseppe Provenzano, e il reggente 5 Stelle Vito Crimi, inizialmente contrario alla misura. Alla fine di una lunga serata, la misura proposta da Iv con l’appoggio del Pd è rimasta invariata e anzi le regolarizzazioni sono state estese anche a colf e badanti, ma è stato esplicitato il fatto che caporalato, sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione illegale non sono soggette ad alcuna forma di sanatoria per i datori di lavoro.
«Abbiamo raggiunto un accordo soddisfacente», ha detto pubblicamente Crimi, spiegando che «Il provvedimento, modificato e migliorato rispetto alla sua precedente versione, mette al centro il lavoro regolare e la tutela dei lavoratori italiani e stranieri, accogliendo dunque le nostre esplicite richieste». Anche la ministra Bellanova si è detta soddisfatta e, al termine del lungo confronto nella maggioranza, ha commentato: «Ha vinto la dignità degli uomini e delle donne, di persone che vivono in una situazione di grande difficoltà e che potranno adesso chiedere tutele nel proprio lavoro». Chiuso il fronte delle regolarizzazioni, tuttavia, si è aperta un’altra questione spinosa che ha fatto slittare l’ora del Consiglio dei Ministri per tutta la giornata di ieri. Al tavolo tecnico, infatti, sono emerse una serie di criticità economiche, in particolare sulle coperture della cassa integrazione.
Il decreto equivale a due manovre economiche, mobilita 55 miliardi di euro in 256 articoli. Tra le voci principali, prevede 5 miliardi per la sanità e la sicurezza; 10 miliardi a micro e piccole imprese fino a 5 milioni di fatturato (6 miliardi a fondo perduto, 1,5 miliardi per gli affitti e il resto per eliminare gli oneri). Poi è prevista la cancellazione dell’Irap di giugno per tutte le imprese fino a 250 milioni di eu; 12 miliardi sono destinati agli enti locali e infine si prevede l’allungamento della cassa integrazione per circa 10 miliardi e 4,5 miliardi per le indennità di autonomia artigiani e commercianti. Tra le misure legate alla cassa integrazione, c’è anche la previsione di un saldo più rapido degli assegni, che verranno pagati direttamente dall’Inps ( che anticiperà il 40 per cento) entro 15 giorni dalla domanda. Infine, una delle voci più controverse sembra essere il bonus vacanze, cambiato più volte negli ultimi giorni. Un pacchetto di misure corposo, per il quale il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha più volte assicurato che esistono coperture, ma la quadra del cerchio è stata più difficile del previsto e ha richiesto un lunghissimo confronto in Cdm. Dopo tre rinvii in giornata, con il tavolo convocato prima alle 14, poi slittato nel pomeriggio e infine nella prima serata. Il confronto tra alleati si è protratto fino a sera, quando il premier Giuseppe Conte, in conferenza stampa, ha annunciato che il Cdm ha finalmente dato il via ilbera al decreto.