Le proteste di piazza, dopo l'arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, hanno portato ad una risposta sproporzionata da parte delle forze dell'ordine con decisioni molto discutibili dell'autorità giudiziaria. Come nella Russia di Putin, anche nella Turchia di Erdogan stiamo assistendo ad un attacco nei confronti del diritto di difesa.

Ieri Imamoglu ha comunicato che il suo avvocato è stato arrestato e poi rilasciato. «Il mio difensore Mehmet Pehlivan è stato arrestato per motivi fittizi», aveva scritto Imamoglu in un post su X, pubblicato tramite il team social che lo supporta. La piattaforma internet consente ancora al primo cittadino della città più popolosa della Turchia di comunicare con i suoi sostenitori e di manifestare preoccupazioni per una deriva autoritaria riconosciuta anche a livello internazionale. L'avvocato Pehlivan ha rappresentato Imamoglu domenica scorsa durante la comparizione in tribunale. Si è trattato di un primo confronto con i pubblici ministeri, dopo la formulazione delle accuse di corruzione.

«Come se il colpo di Stato contro la democrazia non fosse abbastanza - aveva aggiunto Ekrem Imamoglu -, non possono tollerare che le vittime di questo colpo di Stato si difendano. Vogliono far passare un colpo di Stato come se fosse legale, ma si tratta sempre di un colpo di Stato contro la democrazia. Il male che una manciata di persone incompetenti sta infliggendo al nostro Paese sta crescendo. Rilasciate immediatamente il mio avvocato».

Il quotidiano turco Cumhuriyet ha riferito che Pehlivan era stato condotto in una stazione di polizia di Vatan, dove le persone private della libertà sono sottoposte ad un primo interrogatorio con la formulazione dei capi di accusa. Non erano state comunque comunicate le accuse formali nei confronti del legale che qualche ora dopo, come riportano i media di Ankara, è stato rilasciato. Sulla vicenda era intervenuto pure il deputato del Chp Turan Taskin Ozer, sempre in un post su X: «Mehmet Pehlivan, l'avvocato che ha difeso Imamoglu nell'ultima indagine che lo ha riguardato, è stato arrestato per motivi inventati. Quello che più preoccupa è che non sono stati indicati i dettagli dell'arresto».

L'emittente privata Haberturk aveva riferito che il professionista era stato arrestato con l'accusa di "riciclaggio di beni derivanti da un reato". Nessun commento era arrivato dai ministeri della Giustizia e degli Interni turchi, mentre il governo ha negato qualsiasi influenza sul sistema giudiziario, ribadendo che i tribunali sono indipendenti.

Imamoglu è il principale oppositore politico del presidente Recep Tayyip Erdogan. È stato arrestato una decina di giorni fa. Il provvedimento è stato preso prima che il sindaco di Istanbul annunciasse la sua intenzione di candidarsi alla presidenza e ha scatenato le più grandi proteste antigovernative in Turchia dell'ultimo decennio. La repressione da parte delle forze dell'ordine ha portato all'arresto, fino ad oggi, di circa 1.900 persone, tra cui avvocati, giornalisti e oppositori politici.

L'arresto dell'avvocato Mehmet Pehlivan era stato condannato con fermezza dal Consiglio nazionale forense. «L'arresto - si legge in una nota di via Del Governo Vecchio - di cui non si conoscono ancora le motivazioni ufficiali, appare essere conseguenza dell'attività legittima svolta dall'avvocato Pehlivan nell'ambito del mandato professionale ricevuto dal proprio assistito che ne ha dato notizia su X e giunge a soli pochi giorni di distanza dalla decisione del Tribunale di Istanbul, del 21 marzo scorso, che ha sciolto l'Ordine degli avvocati di Istanbul».

Massima vicinanza agli avvocati della Turchia, costretti a fare i conti con un sistema, che, come accade in altri Stati, assimila il difensore al proprio assistito: «Il Consiglio nazionale forense esprime ancora una volta pieno sostegno ai colleghi turchi ingiustamente accusati, e chiede il rilascio immediato dell'avvocato Mehmet Pehlivan. Il Cnf, inoltre, sollecita il governo italiano, l'Unione europea e le altre istituzioni internazionali a chiedere alle autorità turche di garantire il rispetto dello Stato di diritto e della Convenzione europea dei diritti dell'uomo».

In Turchia è stato lanciato un avviso chiaro tanto agli oppositori politici quanto agli avvocati, i quali in questo momento sembrano ancora più uniti per difendere i diritti. La fragile tenuta della democrazia turca pare essere prossima a cedere del tutto. Lo dimostra il clima di scontro ormai totale fra il “sultano” Erdogan e chi gli si oppone. L'Ordine degli avvocati di Istanbul, come ricordato dal Cnf, è stato dichiarato una settimana fa decaduto dal Tribunale della città più importante della Turchia. È stata accolta la domanda del pubblico ministero per la rimozione dei componenti del Consiglio dell’Ordine, presieduto dal costituzionalista İbrahim Kaboğlu. Si dovrà procedere pertanto all’elezione di un nuovo direttivo per garantire la continuità delle funzioni dell’avvocatura di Istanbul. A fine dicembre, in un post condiviso su X, l’Ordine forense aveva chiesto un approfondimento serio sull’omicidio in Siria dei giornalisti Nazim Daştan e Cihan Bilgin. Da quel momento sono iniziati i problemi per Kaboğlu e i suoi colleghi.