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Arcuri
«Nelle prime notti eravamo disarmati. Io dovevo decidere dove regalare la vita e dove far rischiare la morte. Questa esperienza non si deve più ripetere». A dirlo è stato il commissario all’emergenza Domenico Arcuri, a "Mezz’ora in più", ripercorrendo i primi giorni nel suo ruolo durante l’emergenza sanitaria. «In 80 giorni abbiamo distribuito oltre 380 milioni di mascherine - ha spiegato -. Prima dipendevamo dalla Cina. Oggi oltre il 50% dei nostri ordini è fatto da aziende italiane. Nessun Paese del mondo era preparato a gestire a questa emergenza. Gli italiani sono stati straordinari, non io, io ho solo accompagnato di giorno e di notte questo processo» di uscita dal lockdown. Ma l'emergenza finirà «quando verrà scoperto un vaccino e sarà prodotto in dosi sufficienti. Questa emergenza non va dimenticata. Ci è richiesta la stessa responsabilità. Le polemiche politiche meglio relegarle in un cassetto - ha aggiunto -. La gestione pubblica dell’emergenza è stata criticata, ma non si è considerato il tempo e spesso erano distanti dalla realtà. In 80 giorni abbiamo fatto delle operazioni straordinarie». «Abbiamo più del doppio dei posti in terapia intensiva, continuiamo ad aumentarli. Il problema sui tamponi e sui reagenti è stato risolto: sono stati eseguiti 40 mila tamponi al giorno dall’inizio dell’emergenza. Oggi siamo in condizione di farne 92 mila al giorno - ha sottolineato -. Ad oggi sono due milioni gli italiani che hanno scaricato l’applicazione Immuni. Sono ancora pochi ma inizieremo una campagna di comunicazione per proporla: sarà una componente molto utile in queste settimane». «Bisognerebbe cominciare a dare la caccia agli asintomatici con una strategia nazionale, che in una fase come questa sono più importanti di chi il virus ce l'ha». Lo ha detto il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri a ' 1/2 ora in più' su Rai3 ribadendo che ad oggi l'Italia è in grado di effettuare 92mila tamponi al giorno a fronte di una capacità, nell'ultimo mese, di 62mila al giorno. «I test molecolari sono l'unica vera componente per dire se c'è contagio o pure no e su questo bisognerebbe fare la caccia agli asintomatici - ha ribadito - Oggi su questo siamo meno impreparati di come eravamo a marzo, dunque dobbiamo preparaci e in questa fase accelerare». Arcuri ha poi sottolineato che è necessario «far pagare i test sierologici un prezzo accettabile».