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Contrastare le cattive pratiche che violano i diritti delle persone in cura, con particolare riferimento alla contenzione e alle modalità inappropriate nell’esecuzione dei Tso, i trattamenti sanitari obbligatori. Affrontare con chiarezza e determinazione le sofferenze determinate dalla crisi economica e da una comunicazione politica volta alla ricerca del capro espiatorio nelle fasce più deboli dell'umanità: migranti, sofferenti psichici, detenuti.
Queste e altro ancora sono le richieste avanzate al nuovo governo Conte all’insediamento da parte del Coordinamento nazionale della Conferenza Salute Mentale. «La lunga crisi economica – scrive il coordinamento nazionale -, che purtroppo non accenna a esaurirsi, sta producendo effetti negativi sulla salute della popolazione che si aggiungono a quelli - più noti - connessi all’invecchiamento della popolazione e alle difficoltà che il welfare ha dovuto affrontare in questi anni, nel sociale così come nel sanitario ( dalla riduzione dei finanziamenti alla condizione del personale).
Una politica che vuole realmente puntare ad una svolta deve tener conto che l’aumento delle povertà, dell’incertezza economica, della disoccupazione, della precarietà, della solitudine ( soprattutto fra gli anziani) incidono sulla salute delle persone, e non solo di quelle tradizionalmente più fragili, aumentando i casi di disturbi mentali, disagio psichico, depressione, decadimento silenzioso e rischio di esclusione sociale».
Vengono richiamati soprattutto i principi contenuti nella Dichiarazione di Helsinki dell’Oms “Non c’è salute senza salute mentale”, nella Convenzione Onu del 2006 “le persone con disabilità hanno diritto ad un livello di vita adeguato per sé e per le proprie famiglie” e l’articolo 32 della nostra Costituzione: “la tutela della Salute è fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.
Viene ricordato che a partire dalla Legge 180/ 78, l’Italia è considerata dall’Oms il Paese che dispone della legislazione più rispettosa dei diritti delle persone con disturbi mentali; che anche oggi, seppure ostacolata, solo parzialmente attuata e persino tradita, la legge 180 - insieme alla legge 833 - sia un potente motore di trasformazione delle istituzioni e di affermazione dei diritti civili e sociali dei soggetti più fragili; che la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, conquistata nel solco della legge 180, necessita però di essere sviluppata e correttamente applicata per superare ogni logica manicomiale, come prevede la legge 81/ 2014 con misure alternative alla detenzione, considerando le Rems una extrema ratio.
Il coordinamento nazionale della Conferenza Salute Mentale ha avanzato specifiche proposte. A partire dalla previsione di specifiche misure per il contrasto delle “cattive pratiche”, che violano i diritti delle persone in cura, con particolare riferimento alla contenzione - a partire da un preciso monitoraggio e dalla formazione degli operatori - e alle modalità inappropriate nell’esecuzione dei Tso, anche prevedendo il divieto dell’impiego del Taser.
Così come la necessità di ricostruire l’Organismo di monitoraggio sul processo di superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari ( Opg), composto dalle istituzioni e dalle associazioni che in questi anni si sono impegnate nel processo, anche per garantire il rispetto del diritto all’assistenza e alla tutela della salute per le persone autori di reato ( in coerenza con quanto sancito dalla recente sentenza delle Corte Costituzionale 99/ 2019, ovvero quella equipara la salute fisica delle persone ristrette a quella mentale) e promuovere protocolli tra i servizi di salute mentale e il sistema giudiziario ( come indicato dal Csm nella risoluzione del 9/ 2018) onde favorire pratiche condivise nella presa in carico delle persone con disturbo mentale autori di reati.
E per fare questo ed altro, ci vogliono soldi. Per questo il coordinamento nazionale si auspica che nella prossima legge di Bilancio vengano stanziati finanziamenti adeguati per il servizio sanitario nazionale e una dotazione per la Salute Mentale almeno pari al 5% del fabbisogno sanitario nazionale, da raggiungere con un piano triennale di riallocazione della spesa