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La Turchia di Recep Tayyip Erdogan si riserva l’ultima parola sull’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia anche se è stata ratificata dall’alleanza. La rimozione definitiva del veto all’ingresso dei due Paesi scandinavi nell’Alleanza è legata al nodo delle estradizioni che Ankara pretende da Stoccolma ed Helsinki. Si tratta di una lista di nomi accusati di attività terroristiche di vario tipo, principalmente legate al separatismo curdo e al Pkk, prganizzazione con cui Ankara è in guerra dal 1984, considerata terroristica da Usa e Ue. In base a quanto dichiarato dal ministro della Giustizia turco, Bekir Bozdag, Ankara dalla Svezia attende 11 nomi accusati di avere legami con i curdi del Pkk, più altri 10 accusati di aver partecipato al tentativo di golpe del 2016. Dodici sono invece le persone la cui richiesta di estradizione è stata inoltrata ad Helsinki, 5 terroristi separatisti e 5 golpisti, più altri due accusati di altri reati. «I dossier relativi a queste persone sono stati inviati, ma se sarà il caso scriveremo nuovamente per ricordare che siamo in attesa di una risposta. Non è necessario inviare una nuova richiesta, è necessario mantengano la parola data », ha detto Bozdag, che ha poi specificto che si tratta in tutto di 2 presunti terroristi e altre 7 persone accusate di reati di altra natura. Delle richieste di Erdogan per togliere il veto all’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO proprio l’estradizione pretesa dalla Turchia ha rappresentato sin dall’inizio il nodo più spinoso. A complicare il quadro il fatto che la Svezia ha concesso la cittadinanza a diversi elementi i cui nomi allo stesso tempo figurano nella lista rossa della Turchia. Si tratta di Halef Tak, Ismet Kayhan, Aysen Ayhan (che ha cambiato nome in Marja Furhoff), Ragip Zarakolu e Mehmet Sirac, accusati di aver organizzato e aver avuto un ruolo attivo in attentati del Pkk. Ragip Zarakolu ha al momento 73 anni, un ulteriore fattore che complica l’estradizione. Sono cittadini svedesi anche Neriman e Mustafa Candan e Hamza Yalcin, nomi associati al terrorismo di matrice brigatista che in Turchia ha fatto proseliti negli anni 80 e 90, realizzando poi attacchi di lieve entità fino al 2015. Musa Dogan, il cui nome è inserito nella lista e cui sono rivolte le medesime accuse, non ha ricevuto la cittadinanza svedese.