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Doveva essere un luogo più sicuro, una soluzione al dramma. Invece l'inferno di San Ferdinando, in Calabria, continua a bruciare e a mietere vittime. Un altro morto stanotte, in un incendio sviluppatosi in una delle tende del campo in cui i migranti sono stati trasferiti dopo l'abbattimento della baraccopoli, eseguito il 7 marzo. Il rogo si è sviluppato, probabilmente, da alcuni fili elettrici ed ha interessato una sola tenda. La vittima si chiamava Noumo Sylla, aveva 32 anni, ed era originario del Senegal. I suoi compagni hanno accompagnato il trasferimento della bara, poggiando una mano sul carro funebre che trasportava la salma verso l'obitorio in silenzio. «Non possiamo che ribadire quanto questa morte sia la responsabilità di chi ha voluto lo sgombero - si legge in una nota del Comitato lavoratori delle campagne - di chi da anni blatera di accoglienza diffusa e soluzioni abitative, di chi ha deciso che gli africani non possono vivere nelle case, nemmeno quelle costruite per loro». I migranti di San Ferdinando sono quasi tutti braccianti agricoli, impegnati nei campi della Piana di Gioia Tauro prevalentemente nella raccolta delle arance. Lo scorso 7 marzo, su decisione del ministero dell'Interno, la baraccopoli nella quale avevano già perso la vita carbonizzate diverse persone, era stata abbattuta con l'impiego di ruspe e circa 200 uomini della Polizia. I migranti, in buona parte, erano finiti nella tendopoli, più attrezzata delle baracche appena abbandonate ma, comunque, esposta al rischio di incendi e a carenze igienico-sanitarie. «Anche oggi la giornata inizia con immensa rabbia e dolore. Il feroce business dei lager di Stato ci ha portato via un altro fratello - si legge ancora in una nota del Comitato - Il giovane uomo è morto bruciato vivo per un corto circuito del sistema elettrico, che dal giorno dello sgombero non ha mai funzionato. Infatti le persone che erano costrette a vivere nell’ennesima (nuova ) tendopoli, da diversi giorni stavano facendo pressione sul sindaco di San Ferdinando perché venisse a far riparare la corrente, per avere almeno luce e l’acqua calda, soltanto ieri i tecnici si sono presentati e questa mattina avrebbero dovuto finire i lavori». «Siamo addolorati per la morte di una persona a San Ferdinando: se fosse successo nella baraccopoli abusiva il bilancio poteva essere ben più pesante», ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Intanto il prefetto di Reggio Calabria ha convocato per questa mattina, a San Ferdinando, il Comitato per la Sicurezza, alla presenza del procuratore di Palmi. La baraccopoli abusiva aveva ospitato fino a 3mila immigrati: contestualmente allo sgombero del 7 marzo scorso, tutti gli stranieri con permesso di soggiorno hanno avuto una sistemazione alternativa e controllata. Tra il 2018 e il 2019 nella baraccopoli distrutta erano morti tre migranti Moussa Ba, Becky Moses e Surawa Jaith. Sono in corso accertamenti della polizia scientifica. Sull’accaduto indaga il commissariato di Gioia Tauro diretto dal primo dirigente Diego Trotta. «Teniamo alta l’attenzione: al Comune di San Ferdinando abbiamo appena riconosciuto 350mila euro per gestire la situazione post-sgombero - ha aggiunto Salvini - L’auspicio è incrementare sempre di più controlli, legalità e assistenza per evitare sfruttamento, degrado e tragedie».