Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato un ordine esecutivo per imporre sanzioni alla Corte Penale Internazionale (CPI), accusandola di aver intrapreso azioni «ingiustificate e illegali» contro gli Stati Uniti e il loro alleato, Israele.

Secondo quanto comunicato dalla Casa Bianca, il provvedimento vieta l'accesso agli Stati Uniti ai funzionari, dipendenti e rappresentanti della CPI, oltre che ai loro familiari più stretti e a chiunque sia ritenuto coinvolto nelle attività investigative della Corte. Inoltre, l'ordine stabilisce il congelamento di eventuali beni posseduti da queste persone negli Stati Uniti.

I nomi dei destinatari delle sanzioni non sono stati immediatamente resi noti, ma in passato l'amministrazione Trump aveva già imposto restrizioni contro Fatou Bensouda, allora procuratore capo della Corte.

Il documento rilasciato dalla Casa Bianca critica le indagini della CPI su presunti crimini di guerra compiuti da soldati americani in Afghanistan e da membri dell'esercito israeliano nella Striscia di Gaza.

L'Olanda, sede della Corte Penale Internazionale, ha manifestato il proprio disappunto per la decisione di Trump. Il ministro degli Esteri olandese, Caspar Veldkamp, ha dichiarato su X che «il lavoro della CPI è cruciale nella lotta contro l'impunità».

Negli Stati Uniti, l'emissione di un mandato d'arresto nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell'ex ministro della Difesa Yoav Gallant ha suscitato forte indignazione. Il presidente americano è stato informato della misura martedì.

Secondo i giudici della CPI, esistono «ragionevoli motivi» per sospettare che i due leader israeliani siano responsabili di crimini di guerra e contro l'umanità in relazione al conflitto a Gaza. Netanyahu ha definito la decisione «antisemita», mentre l'ex presidente Joe Biden ha definito i mandati di arresto «scandalosi». Né gli Stati Uniti né Israele fanno parte della CPI.