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L’Albania è un paese vicino, amico e legato all’Italia da vincoli storici, economici e curati millenari. Non possiamo assistere indifferenti al dramma che sta lacerando questa nazione e la sta conducendo sull’orlo della guerra civile. Il presente governo Rama è stato eletto nel 2017 con una esilissima maggioranza elettorale ed ha subito creato nel paese un clima di intimidazione, muovendosi al limite della legalità costituzionale ed anche oltre tale limite. Numerose inchieste hanno provato la complicità di funzionari di alto livello ed anche di membri del governo con i cartelli del traffico della droga e delle armi.
L’Albania minaccia adesso di diventare il centro della mafia internazionale nel Mediterraneo. La gravità della situazione è stata segnalata più volte non solo dalla opposizione interna ma anche dalla stampa internazionale, senza nessun esito. Il giornale tedesco Bild ha pubblicato sei nastri registrati dalla magistratura albanese dai quali risulta la complicità della mafia nella falsificazione delle elezioni del 2017 con le quali Edi Rama è andato al potere. La opposizione, che ha visto la inutilità della azione parlamentare, alla fine ha deciso di ritirarsi dal Parlamento ed a dato vita ad una serie impressionante di dimostrazioni di massa ( 8 fino ad ora) che non sono riuscite a scuotere la determinazione del governo a imporre al paese un regime autoritario. Soprattutto non sono riuscite ad ottenere una indagine imparziale sui legami fra mafia e politica in Albania.
Il 30 giugno dovrebbero svolgersi le elezioni locali. La opposizione, guidata dal Partito Democratico, ha deciso di boicottarle non presentando propri candidati. Essa dice che non è possibile in questo clima di intimidazione svolgere una campagna elettorale e che esistono prove evidenti del fatto che le forze di governo stanno preparando una gigantesca frode elettorale. Vi sono evidenti anomalie nel processo di registrazione degli elettori e molti dei candidati governativi del partito socialisti sono affiliati della gang Abdylaj, in particolare il candidato a sindaco di Durazzo che è la seconda città del paese. Il governo non ha accettato il dialogo con l’opposizione e si è rifiutato di dare garanzie sul corretto svolgimento delle elezioni.
In questa situazione il Presidente della Repubblica Ilir Meta ha deciso di rinviare le elezioni. Secondo la Costituzione della Repubblica Albanese il Presidente della Repubblica è il custode della unità nazionale e la fissazione della data delle elezioni è una prerogativa presidenziale. Nel decreto di sospensione delle elezioni Ilir Meta dice chiaramente che non esistono le condizioni per la consultazione elettorale. In metà dei comuni c’è un solo candidato. Nell’altra metà i candidati appartengono comunque ad un solo partito o ad una sola coalizione elettorale.
E’ evidente che sindaci eletti in queste condizioni non potrebbero rappresentare le loro comunità e la loro legittimità non verrebbe riconosciuta da una gran parte ( probabilmente dalla maggioranza) dei loro amministrati. Il Presidente si riserva di prendere tutte le opportune iniziative per ottenere la ripresa del dialogo politico e ripristinare le condizioni di un pacifico confronto elettorale. Edi Rama, il Capo del Governo, ha insultato il Capo dello Stato, ha detto che le elezioni si faranno comunque, ed ha iniziato un processo in parlamento per arrivare alla messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica. In realtà il Capo dello Stato ha fatto uso dei poteri che gli sono conferiti dalla Costituzione e comunque il Parlamento non ha nessun potere di mettere in stato d’accusa il Capo dello Stato. Rama si sta muovendo chiaramente al di fuori della legalità costituzionale. È un Colpo di Stato.
L’Italia deve condannare con chiarezza i comportamenti del governo albanese.
Deve farlo per amicizia verso il popolo albanese che, dopo la caduta del comunismo, ha faticosamente costruito una economia funzionante ed uno stato di diritto. Adesso tutti questi progressi rischiano di essere vanificati e rischiamo di ritrovarci con una Albania economicamente dissestata ed in mano alla mafia. Deve farlo perché stiamo perdendo tutti i vantaggi acquisiti sul tema dello sviluppo economico, del progresso civile e della crescita culturale attraverso la feconda collaborazione di questi anni. Rischiamo di tornare al tempo in cui il Canale di Otranto era la via del contrabbando di armi, del commercio della droga e del traffico di esseri umani.
Dobbiamo farlo perché è interesse dell’Albania ed è interesse dell’Italia che l’Albania entri nella Unione Europea ma questa Albania nella Unione Europea non potrà entrare e sarà, come in realtà già è, un fattore di conflitto e di destabilizzazione di tutti i Balcani. L’Italia può molto se parla con voce forte e chiara. Chiediamo al nostro governo di farlo con convinzione ed energia.