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Draghi
Eppur si muove. L'Unione europea non resta insensibile di fronte ai fatti di Kabul e i singoli stati membri si muovono collaborando tra loro, come testimoni al telefonata tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e la Cancelliera tedesca, Angela Merkel. «Nel corso del colloquio è stata discussa la protezione umanitaria di quanti hanno collaborato con le Istituzioni italiane e tedesche in questi anni e delle categorie più vulnerabili, a partire dalle donne afghane - spiega una nota di Palazzo Chigi - Sono state inoltre approfondite le possibili iniziative da adottare in ambito Unione Europea, G7 e G20 a favore della stabilità dell'Afghanistan e a tutela delle conquiste in materia di diritti umani e di libertà fondamentali conseguite nel corso degli ultimi vent'anni». Sul tema G20 è tornato anche Matteo Renzi, che nel corso di una diretta social dal Senato ha parlato della difficile crisi in Afghanistan. «Abbiamo chiesto al presidente del Consiglio, la cui autorevolezza è fuori discussione, di farsi promotore di un'iniziativa: il 30 e il 31 ottobre a Roma si terrà il G20, è la prima volta che si tiene in Italia, la prossima volta sarà nel 2041 - ha detto il leader di Italia viva - È una grande chances per tutti noi, va inscritto all'ordine del giorno un punto fondamentale, sottolineare l'importanza di una nuova coalizione contro il terrorismo internazionale». Secondo l'ex presidente del Consiglio il problema sta nella Nato, che dovrebbe «ripensare se stessa», perché una crisi non affrontata oggi potrebbe avere risvolti anche peggiori domani. «Quando Emmanuel Macron due anni ha definito le condizioni dell'Alleanza atlantica di un paziente con morte cerebrale purtroppo aveva ragione - ha spiegato Renzi - I nostri amici degli Stati Uniti, verso i quali abbiamo un debito di gratitudine enorme, perché senza gli Stati Uniti l'Europa oggi sarebbe nelle mani della terza generazione del Terzo Reich, debbono riflettere su se stessi» Infine, un richiamo al presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che con un discorso tutto improntato all'isolazionismo e senza mai citare gli alleati europei ha messo la parola fine sulla guerra più lunga della storia a stelle e strisce. «L'America deve decidere cosa fare da grande - ha concluso Renzi - noi siamo abituati a vedere l'America, indipendentemente dal nome del Presidente, come a un faro di libertà, a un guardiano di civiltà, un punto di riferimento assoluto nella lotta per i nostri valori. Che tipo di secolo sarà il ventunesimo se gli americani si disimpegnano con questa facilità?». Intanto si muove anche il Partito democratico, che ha convocato per domattina la segreteria del partito alle 8:30 al Nazareno. All'ordine del giorno la mobilitazione nazionale in favore della società e del popolo afgano promossa dal segretario, Enrico Letta, e rilanciata, tra gli altri, anche da Carlo Calenda, leader di Azione e candidato a sindaco di Roma.