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Ex soldato austriaco, tra i più famosi disertori dell’esercito nazista: con Richard Wadani, morto all’età di 97 anni, se ne va un pezzo di storia buia del novecento. «Abbiamo perso un grande austriaco», commenta il presidente Alexander Van der Bellen, ricordandone «il valore, il coraggio morale e il senso di giustizia». Testimone degli orrori della Seconda Guerra Mondiale, della sua vita lunga quasi un secolo resta lo sforzo di riabilitare quanti come lui cercarono di opporsi alla follia del Terzo Reich. Quando nel 1938 si compie L’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania, Wadani fa parte delle migliaia di uomini costretti a servire l’esercito tedesco. È ancora giovanissimo, nato a Praga nel 1922, ha raggiunto in quello stesso anno Vienna, città natale della madre. «Mi supportò quando le dissi che volevo disertare. Mi diede un fazzoletto bianco per proteggermi quando mi sarei arreso. L’ho portato con me per anni», racconta Wadani in un’intervista alla BBC. La resa arriva nel 1944, nel nord della Francia: il giovane soldato attraversa il filo spinato e si consegna agli Alleati, subito dopo comincia a combattere con un’unità cecoslovacca organizzata dagli inglesi. Quello è il suo secondo tentativo di fuga. Ha già provato a scappare due anni prima, mentre serve come camionista sul Fronte Orientale per la conquista nazista della Russia. Terreno di «genocidi, omicidi di massa, situazioni terribili», racconta ancora Wadani, allora deciso a disertare: «Ero sempre dietro le linee, ho visto cose che anche chi è al fronte può ignorare. Era ovvio che non potevo far parte di questo». Una volta terminata la guerra, per l’austriaco inizia una nuova battaglia: denunciato come traditore e codardo, al suo rientro a Vienna subisce ogni tipo di discriminazione. La sua divisa britannica è ripudiata in patria. Ma Wadani non si arrende, e nel 2002 lancia una campagna per la riabilitazione di tutti i condannati per diserzione dalla Wehrmacht. «È grazie ai suoi instancabili sforzi per decenni che tutte le vittime dell’ordinamento militare nazista sono state legalmente riscattate», commenta Thomas Geldmacher, presidente del Comitato popolare “Vittime della Giustizia Militare Nazista”. Secondo Geldmacher, storico e attivista, sono circa 20mila gli austriaci che si rifiutarono di combattere al fianco dei nazisti, molti dei quali agli sgoccioli del conflitto mondiale. Quelli che sopravvissero alle fucilate, vennero trattati come traditori fino al 2009. Solo allora infatti l’Austria decide di accogliere le richieste e nel 2014 a Vienna viene inaugurato il primo monumento in memoria dei 1500 soldati fucilati per diserzione. Una grossa struttura a forma di “X” innalzata al centro della città, in piazza Ballhaus, di fronte al palazzo presidenziale che recita con un’epigrafe: “Tutti soli”. È il simbolo di tutti quegli uomini ridotti a un numero in una lista. O come ha dichiarato Wadani nel corso delle celebrazione: «Una riparazione necessaria, una specie di liberazione».