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Ancora una condanna all'Italia, e questa volta viene dal Consiglio d'Europa."L'Italia discrimina medici e personale medico che non hanno optato per l'obiezione di coscienza in materia di aborto". Lo ha scritto il Consiglio, accogliendo un ricorso della Cgil. L'Italia, quindi, viola il diritto alla salute delle donne che, in base alla legge 194 hanno diritto a ricorrere all'aborto.Le donne, infatti, "continuano ad avere di fronte una sostanziale difficoltà nell'ottenere l'accesso a tali servizi nella pratica, nonostante quanto è previsto dalla legge ".Secondo l'organo europeo, i sanitari che praticano l'aborto sono vittime di "diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti".Il ricorsoLa Cgil ha presentato un ricorso collettivo al Comitato europeo dei diritto sociali (un organismo del Consiglio d'Europa), nel febbraio 2013.Secondo la Cgil, le norme della legge 194 sull'aborto che permettono l'obiezione di coscienza violano la Carta Sociale Europea non tutelando il diritto delle donne alla salute e i diritti dei modici non obiettori, i cui carichi di lavoro risultano alterati. Secondo la Cgil, l'articolo 9 della legge 194 viola la Carta sociale europea perchè non precisa quali misure specifiche devono essere prese per garantire una adeguata presenza di personale medico non obiettore in tutte le strutture ospedaliere pubbliche.Questa mancanza di chiarezza, unita all'elevato numero di medici obiettori di coscienza, finisce per avere effetti negativi sia sulle donne sia sul personale medico non obiettore di coscienza, che si ritrova a dover sostenere tutto il carico di lavoro necessario a garantire sempre l'accesso all'interruzione di gravidanza.I dati presentati A livello nazionale gli obiettori variano tra un minimo del 67% al nord e l'80,5% al sud, a livello locale i picchi di obiezione rendono quansi impossibile ricorrere all'aborto nelle strutture pubbliche. Un esempio è Pescara un solo ospedale su tre effettua l'interruzione di gravidanza e ad assicurare questa prestazione e' un solo ginecologo.Le reazioniPer la deputata del Partito Democratico Roberta Agostini, la situazione è assolutamente grave e bisogna agire subito. "In alcune regioni le percentuali di obiezione tra i ginecologi sono superiori all'80%: in Molise (93,3%), in Basilicata (90,2%), in Sicilia (87,6%), in Puglia (86,1%), in Campania (81,8%), nel Lazio e in Abruzzo (80,7%). Quattro ospedali pubblici su dieci, di fatto, non applicano la legge 194 e continuano ad aumentare gli aborti clandestini. È del tutto evidente come in Italia si stia violando il diritto alla salute".La candidata sindaco di Roma e leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, invece, bolla la pronuncia del Consiglio d'Europa come pretestuosa. "I pronunciamenti del Consiglio d'Europa sono ridicoli: si occupano solo di questioni ideologiche, come del resto fa anche la Cgil. In Italia non è troppo difficile abortire: è difficile avere un bambino, anche grazie alle politiche delle istituzioni europee che hanno affamato le famiglie italiane per rimpinguare le casse delle grandi banche e delle lobby che le governano".