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Abissi virali, la rubrica che esplora il mare dei paradossi al tempo del covid
Nell’epidemia da coronavirus la disponibilità di un posto ospedaliero in terapia intensiva fa la differenza tra la vita e la morte.
Oggi esistono molti posti liberi. Ma la situazione è già critica in alcune regioni; con i nuovi contagi che raddoppiano ogni sette giorni non è difficile prevedere che la cosa si aggraverà.
Nella conferenza stampa di presentazione del nuovo DPCM, il Presidente Conte ha affermato: “Abbiamo più che raddoppiato i posti in terapia intensiva e sub intensiva”. Almeno per le terapie intensive, il Commissario Arcuri gli dà torto. Al 9 ottobre scorso i posti in terapia intensiva sarebbero 6.458, con un incremento di appena un quarto rispetto al pre- Covid. A fronte di un obiettivo annunciato di 1,4 posti per ogni 10.000 abitanti, saremmo appena a poco più di 1.
Se il Presidente Conte si è sbagliato lo ammetta e chieda venia.
Resta però il fatto: il Governo ha fallito rispetto a un obiettivo che esso stesso si era dato, decisivo per evitare che nella seconda ondata della pandemia ritorni il tasso di letalità clamoroso registrato nella prima. Né può scaricarsi da queste responsabilità esponendo al pubblico ludibrio le Regioni, considerati i poteri di cui dispone, dal potere sostitutivo, al commissariamento, fino allo scioglimento.
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