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carcere Tolmezzo
Tamponi a tappeto, rilevazione della temperatura quotidiana, mascherine e guanti per tutti, videochiamate con familiari e difensori. Sono alcune delle richieste dell’osservatorio carcere dell’Unione delle Camere penali, che ha interpellato il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria di Veneto, Friuli e Trentino, nonché direttore del carcere di Tolmezzo e Garante regionale dei diritti della persona del Friuli, Paolo Piattaro, a seguito delle notizie su un possibile focolaio nella Casa circondariale di Tolmezzo, provocato dai trasferimenti, all'istituto, di detenuti provenienti da zone “rosse”. La notizia sarebbe emersa grazie a diverse lettere ed email di familiari di detenuti del carcere friulano, che hanno segnalato l'esistenza di un focolaio a seguito dei trasferimenti. Una decisione «davvero improvvida - lamentano Gianpaolo Catanzariti e Riccardo Polidori, responsabili dell’Osservatorio, assieme ad Enrico Miscia, responsabile per il Friuli - considerato il blocco nazionale, da oltre un mese, della libera circolazione delle persone addirittura all'interno del medesimo comune». Così, nonostante un precedente periodo di isolamento e di tamponi negativi, dagli ultimi esami è emersa la positività di alcuni detenuti al coronavirus. «Si parla di cinque positivi e di altri che presenterebbero sintomi particolarmente evidenti di infezione», spiegano i penalisti, che denunciano anche la mancata adozione di dispositivi di protezione (mascherine e guanti) tra la popolazione detenuta, «specie per coloro a contatto, per ragioni organizzative di istituto, con i trasferiti». Ma non solo: da alcune segnalazioni, le mascherine protettive spedite dai familiari «non sarebbero stati consegnati per ragioni non chiarite». Per evitare la propagazione di notizie non verificate, dunque, i penalisti chiedono a tutte le autorità preposte «di effettuare i tamponi orofaringei per tutta la popolazione detenuta e per tutto il personale, di rilevare la temperatura corporea quotidiana per tutta la popolazione detenuta con monitoraggio sanitario quotidiano, distribuire a tutti i detenuti mascherine Ffp2 e guanti in lattice monouso, segnalare alla magistratura di Sorveglianza (per i definitivi) ed alla Autorità giudiziaria procedente (in caso di custodia cautelare) i detenuti che soffrono di altre patologie e che possono aggravarsi in caso di infezione da coronavirus, nonché i detenuti ultra 65enni, concedere ai detenuti video chiamate con i difensori nonché contatti audio-video quotidiani con i familiari al fine di rassicurarli sulle condizioni di salute, predisporre un bollettino sanitario giornaliero da diffondere pubblicamente». Indicazioni, afferma l’Osservatorio, quanto mai opportune per evitare la propagazione incontrollata del virus «con danni irreversibili alla salute dei detenuti e del personale penitenziario, offrendo, altresì, una puntuale e doverosa informazione in grado di rassicurare tutti noi operatori, i detenuti e soprattutto i familiari».