Idee a confronto sul presente e sul futuro dell’avvocatura. Nel direttivo nazionale di Movimento forense, aperto ieri a Padova e in corso fino a domani, sono emerse numerose proposte per migliorare la giustizia italiana e la vita dei cittadini. Ieri l’occasione di confronto più ampia è stata offerta dalla tavola rotonda intitolata “2025, l’anno dell’avvocatura: riforme, ordinamento, previdenza, futuro”. Un forum anticipato dal saluto di Francesco Rossi (presidente del Coa di Padova), Federica Santinon (consigliera Cnf), Laura Massaro (delegata Ocf), Antonio Zago (presidente Mf Padova) e Barbara Melinato (segretario del Coa padovano).

I lavori della tavola rotonda hanno quindi coinvolto il consigliere Cnf Leonardo Anau, la presidente di Movimento forense Elisa Demma, la componente del Cda di Cassa forense Maria Annunziata e due autorevoli presidenti di Coa: oltre al citato Francesco Rossi, anche il vertice dell’avvocatura milanese Antonino La Lumia. Le loro istanze, le proposte avanzate anche in vista della nuova legge professionale, sulla quale sono al lavoro i tavoli istituiti al Cnf su mandato del congresso, sono state rivolte a due autorevoli rappresentanti del governo, entrambi a lorio volta avvocati: il viceministro Francesco Paolo Sisto, intervenuto da remoto, e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, iscritto proprio all’Ordine di Padova, che ha parlato in presenza e si è a lungo trattenuto, a fine dibattito, a scambiare punti di vista con i tantissimi avvocati di Movimento forense venuti a seguire l’incontro, nello splendido salone di rappresentanza del Circolo Unificato dell’Esercito. A fare da moderatore, il vicedirettore del Dubbio Errico Novi.

Elisa Demma ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa nella città veneta. «La famiglia del Movimento forense – ha esordito – è sempre più grande e questo è uno stimolo a fare sempre meglio. Siamo cambiati tanto, siamo cresciuti insieme perché uniti da un progetto ideale. Senza l’impegno di ciascun componente di Mf, il nostro progetto sarebbe stato una scatola vuota. L’avvocatura Italiana ha un altro punto di riferimento nell’ambito dell’associazionismo e noi ne siamo orgogliosi. Siamo presenti in tutte le realtà istituzionali dell’avvocatura con un costante lavoro. Abbiamo presentato tre disegni di legge, grazie all’impegno costante di tutti i giorni. Siamo l’avvocatura che va ancora in tribunale, che ha una considerazione assoluta per il cliente. sE pero che la legge professionale possa diventare realtà».

Demma si è soffermata sul dialogo tra avvocatura e istituzioni- «Il nostro evento vuole essere non solo un momento di riflessione, ma anche e soprattutto un segnale chiaro della centralità della nostra categoria nel dibattito politico-istituzionale. Un’occasione per ribadire il ruolo fondamentale dell’avvocatura nel sistema giustizia e nella società. Resta evidente una frattura preoccupante tra il mondo della politica e quello forense. Troppo spesso le istanze dell’avvocatura rimangono inascoltate, contribuendo ad aumentare la distanza tra due mondi, che, invece, dovrebbero operare in sintonia per garantire un sistema più equo ed efficiente, e ciò non solo a beneficio degli operatori del settore, ma principalmente dei cittadini, i quali sono i primi beneficiari della giustizia e in essa devono poter riporre fiducia incondizionata».

Leonardo Arnau ha esordito prendendo spunto dal rapporto sull’avvocatura realizzato da Censis e Cassa forense, e ha auspicato un cambio di rotta: «Il rapporto mostra un quadro che va interpretato. La contrazione del numero degli iscritti agli albi, iniziata nel 2021, proseguita nel 2023 e nel primo semestre di quest’anno, in controtendenza rispetto alla crescita ininterrotta durata circa mezzo secolo, è senza dubbio il riflesso di una crisi non solo di vocazione e d’identità, ma anche organizzativa ed economica, che investe la maggior parte dell’avvocatura civilistica. "C’è poco lavoro e la situazione professionale è incerta a causa dei costi eccessivi e di ricavi sempre più ridotti", dichiara un consistente campione degli oltre 220mila avvocati attivi. E dalla ricerca», ha ricordato Arnau, «emerge come il rilancio della categoria sia strettamente legato alla capacità di affrontare nuove sfide in termini di innovazione e di spazi professionali. La crisi investe soprattutto il settore civile, dove l’articolazione sempre più complessa delle specializzazioni, un mercato dei servizi professionali sempre più globale e distante dalle aspettative della maggior parte degli avvocati, l’introduzione di nuove e sofisticate tecnologie, spingono ai margini i titolari di studi a carattere monopersonale. Ancorati a modelli antiquati di professione, a paradigmi novecenteschi da tempo superati, questi professionisti non hanno le risorse necessarie per affrontare le sfide dell’algoritmo generativo, considerato invece dai grandi studi associati come un’opportunità, perché apre a prospettive incredibili di gestione in tempi rapidi di un enorme volume di informazioni».

La componente del Cda di Cassa forense Maria Annunziata ha presentato alcuni dati: «Abbiamo un patrimonio che cresce sempre di più, arriveremo a 40 miliardi da qui ai prossimi 7-8 anni. La nostra attenzione verso gli investimenti è massima. Va aggiunto che non mancano gli squilibri tra pensionati e nuovi ingressi che calano. Dobbiamo garantire le nostre prestazioni, senza intaccare il patrimonio. Siamo 237mila iscritti, con 33mila pensionati, ma con qualcosa come 105mila iscritti con reddito da zero a 15mila euro».

Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia, nel proprio intervento da renoto, ha avuto l’opportunità di soffermarsi su diversi aspetti. «Mai come in questo momento, con questo governo, l’avvocatura è stata presa fortemente in considerazione. Il giusto processo non è scritto solo nella Costituzione, ma anche nell’azione quotidiana. L’avvocato in Costituzione è solo per il momento fermo, si è scelto di non inserirlo nel ddl sulla separazione delle carriere, ma non intendiamo demordere».

L’esponente del governo ha portato all’attenzione il preoccupante svuotamento dei tribunali: «Dobbiamo riportare gli avvocati nelle aule di giustizia: credo fermamente nel principio della oralità del processo civile. In questo contesto di decrescita fisica e dei numeri legati ai redditi, c’è un legame diretto. Facciamo i conti anche con un disamoramento dalla professione, con rischi per l’esercizio e l’affermazione complessiva del diritto di difesa. In merito all’ordinamento professionale, occorre ascoltare le voci dell’avvocatura per raggiungere obiettivi condivisi. In tale quadro, le associazioni svolgono un ruolo importante dal punto di vista propositivo. L’avvocatura non può lamentarsi, e le associazioni forensi consentono all’avvocatura stessa di conservare autorevolezza. Voglio pure ribadire che i rapporti tra legislatore e avvocatura sono lineari e costruttivi. Le nuove tecnologie, la necessità di regolare il rapporto dei praticanti sono temi che richiedono sforzi significativi in cui avvocatura e legislatore devono fare gioco di squadra».

Antonino La Lumia, che è anche tesoriere dell’Organismo congressuale forense, oltre che presidente del Coa di Milano (25 mila iscritti tra avvocati e praticanti) ha auspicato, come Sisto, un clima di sempre maggiore collaborazione. «Gli Ordini sono il terminale essenziale del microcosmo della avvocatura, una cinghia di trasmissione irrinunciabile. Riguardo al futuro e ai futuri spazi per la professione, dobbiamo avere la capacità di essere concreti, eb sono convinto che occorra difendere le proprie idee con coraggio. L’avvocatura soffre di un male: l’individualismo esasperato. Non riusciamo, spesso, a fare squadra. È un atteggiamento da modificare. La gente è stanca della conflittualità, come ha evidenziato, poco tempo fa, l’arcivescovo di Milano. Occorre assumere un impegno individuale e collettivo. La giustizia non può essere definita la zavorra del Paese. I discorsi apocalittici vanno abbandonati: più che di assistenza», ha scandito tra molti consensi il presidente dell’Ordine di Milano, «gli avvocati hanno bisogno di essere messi nelle condizioni di crescere, e di cogliere le nuove opportunità professionali, a cominciare dalla consulenza. Considero importante dare dignità alla giustizia di prossimità. La giustizia deve essere elemento trainante dell’economia».

Dal presidente del Coa di Padova Francesco Rossi l’appello a una maggiore tutela degli avvocati più giovani che «affrontano situazioni di precarietà»: bisogna essere bravi, ha detto Rossi, «ad avere uno sguardo lungimirante: una scelta non fatta da noi può essere fatta da altri e può penalizzare la nostra categoria professionale». In Veneto tra l’altro è vivo il dibattito sulla creazione del cosiddetto “Tribunale della Pedemontana”. La sede prevista è a Bassano del Grappa, con circondario che assorbirebbe parte dei territori delle province di Padova, Vicenza e Treviso. «Dobbiamo chiederci – ha detto Rossi – se un nuovo Tribunale possa assicurare efficienza. È necessario essere ancora più chiari sulle altre esigenze sottese alla richiesta di apertura del Tribunale della Pedemontana, esigenze, a sentire i fautori, legate alla celerità e all’efficienza e, in fondo, alla qualità del servizio giustizia. Si percepisce l’idea che il Tribunale più vicino sarà migliore perché la giustizia sarà più rapida, ma il rischio è che si svuotino di risorse le altre sedi già esistenti e che quello della Pedemontana finisca per essere un Tribunale inadeguato, dal quale i magistrati tenderanno ad andar via appena possibile».

Il dibattito si è concluso, come detto, con l’intervento del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari. «Dal 2022 il tema della giustizia è stato al centro dell’azione di governo e continuerà ad esservi. La giustizia è al centro del dibattito politico-istituzionale in termini positivi, essendo fondamentale per la crescita e l’attrattività del nostro Paese. In questo contesto il ruolo dell’avvocatura è molto importante. Ecco perché ritengo che debba essere unita, senza autoreferenzialità. Serve una azione del governo che, anche nella professione forense, dia fiducia per chi è più bravo e riesce a interpretare meglio una linea di sviluppo accrescendo la propria attrattività».

Ostellari ha ribadito di credere molto «nell’inserimento dell’avvocato in Costituzione: il governo continua a perseguire quest’obiettivo». Il sottosegretario alla Giustizia ha quindi parlato del preoccupante fenomeno dello svuotamento delle aule dei Tribunali e si è soffermato sulla giustizia di prossimità: «La rivisitazione della geografia giudiziaria del 2012 è stata fatta con l’accetta. Non ha portato benefici e tante aspettative sono state disattese». Le mosse del governo su questo tema sono volte a rivedere le scelte di oltre dieci anni fa, ha chiarito, anche in replica alle perplessità di Rossi: «Abbiamo ritenuto giusto riportare la giustizia vicino ai cittadini, le esigenze dei territori vanno rispettate, ed è quello che l’attuale governo cerca sempre di fare, anche rispetto all’avvocatura».