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Dopo 14 lunghissimi anni passati nel carcere di Guantanamo senza neanche un processo, il marocchino Younes Chekkouri è stato finalmente assolto. "L'errore è stato riconosciuto - ha annunciato il suo avvocato Khalil Idrissi - le accuse per le quali è stato perseguito erano contraddittorie e non avevano alcuna logica". "È la fine di un incubo", ha detto Chekkouri, arrestato nel dicembre 2001 in Afghanistan per presunti legami con al-Qaeda. Ma lui lon aveva mai smesso di rivendicare la propria innocenza, sostenendo che il suo viaggio in Afghanistan non aveva nulla a che fare col terrorismo ma era umanitario. Al suo ritorno da Guantanamo, nel 2015, la giustizia marocchina, molto mobilitata sui fascicoli di presunti terroristi, aveva avviato un altro procedimento contro di lui per "costituzione di banda criminale e attacco alla sicurezza interna dello Stato". In primo grado l'uomo era stato condannato a 5 anni di carcere da passare in Marocco, ma l'appello lo ha finalmente assolto: "È stata una sentenza ingiusta, sapevo che alla fine la mia innocenza sarebbe stata provata", ha detto venerdì l'ex detenuto ."È solo oggi che sento di aver voltato pagina di Guantanamo", ha aggiunto, riferendosi a una "prigione crudele", con "interrogatori quotidiani, torture fisiche e psicologiche". Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha deciso a gennaio di mantenere aperto il sito di Guantanamo e di accogliere i nuovi detenuti, con un decreto che cancella quello del suo predecessore Barack Obama che aveva pianificato di chiudere la prigione denunciata dai difensori dei diritti umani. Situata su una base navale di proprietà degli Stati Uniti all'estremità orientale dell'isola di Cuba, il centro di detenzione e interrogatorio di Guantanamo è stata al centro di numerose protesto da parte di molte associazioni impegnate sul fronte dei diritti umani. Aperto dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, il carcere ha contato fino a 780 detenuti arrestati per presunti legami con Al Qaeda e i talebani. Oggi ne rimangono 41.