Marco Travaglio ha ragione a scrivere che ormai anche l’ultimo degli incompetenti crede di sapere tutto di giustizia e pontifica dicendo e scrivendo sciocchezze. Lui naturalmente si crede competente, e ha un po’ ragione, perché con tutti questi magistrati che collaborano al suo giornale, qualcosa alla fine ha imparato pure lui.

Per esempio la lezioncina di Piercamillo Davigo sulla differenza tra un omicidio volontario e uno non voluto ma capitato per sventatezza o disattenzione o inosservanza delle regole. Lui naturalmente vorrebbe che ogni assassino, anche quello che ha urtato per distrazione una persona che poi è caduta ed è morta battendo la testa, andasse all’ergastolo, possibilmente ostativo.

Ma c’è una cosa che non sopporta, che qualcuno alzi delle forche su alberi più alti dei suoi. Oggi se l’è presa con La Stampa per esempio, ma avrebbe potuto farlo ogni giorno anche con Repubblica o Domani o lo stesso Fatto. Perché il quotidiano torinese in un editoriale si è scandalizzato perché il giovane youtuber Andrea Di Pietro non andrà in galera, ma poi in un altro commento ha anche lamentato il fatto che alla ragazza che ha denunciato Ciro Grillo e altri tre di stupro siano state fatte molte domande, anche intime. E qui Travaglio, non solo coglie (giustamente) la contraddizione, ma improvvisamente scopre anche una regola fondamentale dello Stato di diritto, la presunzione di non colpevolezza. Articolo 27 della Costituzione, ci permettiamo di ricordargli.

Infatti è vero che, finché non ci sarà una sentenza definitiva, non possiamo definire “vittima” la ragazza che ha denunciato né “colpevoli” gli imputati. Lo scriviamo tutti i giorni proprio perché lo capisca anche Travaglio, e oggi possiamo festeggiare questo nostro successo. Speriamo che il direttore se ne ricordi quando farà riempire dai suoi giornalisti per così dire d’inchiesta le paginate sui “mandanti” delle stragi del 1993, Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. Si ricordi che se la vittima di stupro non è vittima e i colpevoli non sono colpevoli, anche i mandanti non sono mandanti.

Chiudiamo questo breve commento con la commozione di dover dire bravo al nostro amico Marcolino anche sull’Ungheria. E qui dobbiamo girare la sua domanda a tutti i direttori e commentatori dei principali quotidiani italiani e anche dei tg e dei talk. Perché, in deroga al principio della divisione dei poteri, si richiede al presidente di uno Stato dell’Unione europea, Viktor Orban, e solo a lui, di violare l’autonomia della magistratura e quindi imporre ai giudici di liberare e rimandare in Italia la detenuta e imputata Ilaria Salis?