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“Nordio vuole eliminare il concorso esterno in associazione mafiosa!”. Apriti cielo. Le prediche dell'antimafia hanno trovato un nuovo cavallo di battaglia, un nuovo “Moloc” da salvare e tutelare. A modo loro, naturalmente. Dando del collaborazionista a chiunque provi a difendere il nostro traballante stato di diritto.
Che si tratti di carcere ostativo, di 41 bis, fino ad arrivare al semplice abuso d'ufficio, lo schema dei sedicenti custodi della memoria antimafiosa è sempre lo stesso: accusare gli avversari di connivenza col nemico. Una sorta di "concorso esterno" morale, insomma. Un modo come un altro per buttare la palla in tribuna ed evitare di discutere nel merito lasciando spazio solo a visceralità e indignazione. Eppure che la mafia non si sconfigge con la “terribilità della giustizia” - come diceva Sciascia - ma con la fermezza del diritto e dei diritti, dovrebbero averlo capito anche loro signori. Come dovrebbe essere chiaro, in un paese mediamente civile e liberale, che nessun diritto può essere sacrificato in nome di alcuna lotta. Compresa la lotta alla mafia. La sfida è proprio questa: battere la criminalità organizzata senza decimare le nostre garanzie. Perché se così non fosse, sarebbe comunque una sconfitta.