«L’assemblea generale delle Nazioni Unite, condannando tutti gli atti di violenza contro i civili palestinesi e israeliani, compresi tutti gli atti di terrorismo e gli attacchi indiscriminati, così come tutti gli atti di provocazione, incitamento e distruzione; ricordando la necessità di sostenere i principi di distinzione, necessità, proporzionalità e precauzione nella condotta delle ostilità; sottolineando che i civili devono essere protetti, in conformità con il diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale dei diritti umani, e deplorando a questo proposito le pesanti perdite civili e la distruzione diffusa; sottolineando altresì la necessità di perseguire l'accertamento delle responsabilità e sottolineando a tale riguardo l'importanza di garantire indagini indipendenti e trasparenti conformemente alle norme internazionali; esprimendo grave preoccupazione per la catastrofica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e per le sue vaste conseguenze per la popolazione civile, composta in gran parte da bambini, e sottolineando la necessità di un accesso umanitario pieno, immediato, sicuro, senza ostacoli e sostenuto; esprimendo un forte sostegno agli sforzi del Segretario Generale e ai suoi appelli per l'accesso immediato e illimitato agli aiuti umanitari per rispondere ai bisogni più elementari della popolazione civile palestinese nella Striscia di Gaza, sottolineando il messaggio del Segretario Generale secondo cui cibo, acqua, medicine e carburante devono essere sostenuti e su larga scala, ed esprimendo il suo apprezzamento per il ruolo critico svolto dall'Egitto a questo riguardo; esprimendo anche un forte sostegno a tutti gli sforzi regionali e internazionali volti a otte-nere un'immediata cessazione delle ostilità, a garantire la protezione dei civili e a fornire aiuti umanitari, chiede una tregua umanitaria immediata, duratura e sostenuta che porti alla cessa-zione delle ostilità...».

Secondo i dati diffusi rispettivamente dai Ministeri della Sanità di Gaza e Israele (riportati dall’organizzazione umanitaria Save the Children), dal 7 ottobre sono stati segnalati più di 3.257 bambini uccisi, di cui almeno 3.195 a Gaza, 33 in Cisgiordania e 29 in Israele.

Mentre la Francia e la Spagna hanno sostenuto l’iniziativa dell’ONU, l’Italia si è astenuta in quanto, come ha dichiarato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Taja-ni, “non c’era una condanna di Hamas”, mancava il riferimento “alla difesa di Israele” e “c’erano una serie di punti che non rendevano equilibrato il testo”. Ma quando mai un me-diatore quale si è proposto l’ONU, nell’invocare le superiori ragioni di una necessaria e umanissima tregua, emette condanne o pronuncia difese dei popoli in conflitto?

Probabilmente il voto favorevole dell’Italia non avrebbe comportato l’approvazione della risoluzione dell’Assemblea Generale. Resta il fatto che, facendo tesoro degli esiti del secondo conflitto mondiale (cinquanta milioni di morti), la Costituzione imponeva all’Italia, e quindi al suo governo, soltanto la più convinta adesione alla risoluzione dell’ONU, perché il suo art. 10 detta: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; con-sente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». Infatti soltanto la tregua umanitaria poteva – e può - consentire la risoluzione pacifica della controversia ultradecennale tra Palestina e Israele.

Fallito l’ammirevole tentativo dell’ONU, il risultato è sotto gli occhi di tutti. Alla diabolica azione di Hamas del 7 ottobre, Israele sta reagendo invadendo (dal mare, dall’aria e da terra) la striscia di Gaza, anche a costo di uccidere gli innocenti palestinesi che vi sono reclusi. Il cui tributo di sangue ha invocato espressamente proprio Hamas, per precostituirsi le ragioni della immancabile vendetta! S’innesca così irreparabilmente la spirale di sangue, giacché anche nei rapporti internazionali vige la terza legge di Newton (ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria), che ha una valenza generale. «Non esiste nel mondo fisico una manifestazione qualunque essa sia, di un qualunque ente senza che ci sia un altro ente che a sua volta ne sia influenzato esercitando a sua volta un’altra manifestazione… è così in una catena o rete di influenze reciproche fra tutti gli enti che possiamo studiare e persino sulle nostre stesse coscienze che li studiano. Nulla può essere disgiunto dal tutto. Lo si fa solo per comodità di pensiero» (Pietro Baeri, professore di fisica all’Università di Catania). Coerentemente la pacifica risoluzione delle controversie tra popoli, l’unica ammessa dalla nostra Costituzione, presuppone una necessaria fase di inazione, di stasi, come quella invano promossa dall’ONU e incostituzionalmente elusa dall’Italia. Quanti dovranno ancora morire, quanti bambini arabi ed ebrei? E qual è il ‘tasso di cambio’ tra gli uni e gli altri? Torna alla mente un famoso passo del-la letteratura russa: “Finché sono ancora in tempo, corro ai ripari e perciò rifiuto del tutto la suprema armonia. Essa non vale neanche una sola lacrima di quella bambina torturata che si batteva il petto con il suo piccolo pugno e pregava il “buon Dio” nel suo fetido anfratto, versando le sue lacrime invendicate. ... Io non voglio l’armonia.... E, perciò mi affretto a restituire il mio biglietto d’ingresso. E, se sono un galantuomo, ho l’obbligo di restituirlo il prima possibile. E così faccio. Non è che non accetti Dio, Alëša, ma Gli restituisco nel modo più rispettoso il mio biglietto” (F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, p. II, cap. V).

Ognuno di noi sceglierà se «restituire il biglietto», ma tutti abbiamo il dovere di fare capo alla nostra Costituzione, specialmente quando il sonno della ragione genera mostri.