Ormai, Il Fatto Quotidiano è una sorta di strambo mausoleo della morale, dove l’indignazione è una condizione climatica e in cui domina una malcelata dose di necrofilia, visti i recenti attacchi a Berlusconi e Craxi. Il primo morto da un anno e il secondo addirittura da un quarto di secolo.

Ma nulla: al Fatto continuano credere che siano ancora vivi e a ordinare il mondo – e la pubblica morale – dal buco della serratura di qualche procura. E così basta una parola del Capo dello Stato – saggio custode di una Repubblica sgualcita – ed ecco che vien giù l’apocalisse.

Il peccato originale? Sergio Mattarella ha osato dire una cosa quasi ovvia, ovvero che Bettino Craxi è stato un riformatore. Una verità semplice, quasi lapalissiana, che però – dalle parti del Fatto e della sinistra – è stata accolta come una bestemmia. E così, con la stessa “grazia” di una corte di inquisitori, hanno immediatamente impugnato i forconi e protestato – si fa per dire – contro il Colle. Insomma, chiunque osi evocare Craxi senza recitare la liturgia delle monetine del Raphael, finisce nel solito tritacarne.

E allora vien da chiedersi il motivo di questo accanimento ossessivo. La verità è che agli occhi di lorsignori, Craxi fece una cosa imperdonabile: osò ribaltare il copione di una sinistra che amava il ruolo del martire orgogliosamente inchiodato sui banchi dell’opposizione. Il fatto è che Craxi, con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni, trasformò una parte della sinistra in una forza di governo stabile. Fu pragmatico, fu riformista e fu potente. Insomma, fu tutto ciò che i puristi non potevano tollerare.

Ed è qui che si nasconde il delitto: Craxi mostrò che la sinistra poteva sporcarsi le mani, smettere di urlare contro il sistema e iniziare a governarlo. E per chi vive di indignazione – per chi crede che la politica sia solo testimonianza, urla e applausi facili – questa è una colpa imperdonabile. E così la sinistra si ostina a processare Craxi. Ma non per le tangenti: lo processano perché è il promemoria di ciò che avrebbero potuto essere e non sono stati. Nel loro eterno tribunale, il tempo non scorre, i fantasmi non riposano.

Nel frattempo, il mondo va avanti. Ma non loro. Loro restano lì, inchiodati alla loro indignazione, che è diventata uno stile di vita. E Craxi? Craxi è già passato alla storia. Ma il suo fantasma continuerà a tormentarli per almeno un altro quarto di secolo.