A una settimana ormai dalle celebrazioni della morte di Bettino Craxi mi sono rimasti impressi due interventi che hanno entrambi dimostrato purtroppo - l’uno in via diretta e l’altro per le reazioni che ha suscitato - il rancore ancora duro a morire verso quella “personalità rilevante degli ultimi decenni del Novecento italiano” che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto indicare appunto in Craxi.

Un intervento significativo sul versante di sinistra è stato quello di Goffredo Bettini, che segna quasi fisicamente la continuità fra quello che fu il Pci e quello che è il Pd, inclusivo anche di una buona parte della sinistra di provenienza democristiana. L’altro intervento è proprio quello di Mattarella per le reazioni, ripeto, che ha provocato.

Bettini, scrivendone sull’Unità in un articolo affiancato a quello del figlio di Craxi, Bobo, cui ha espresso “amicizia”, ha ancora rimproverato al padre di non avere saputo, col suo anticomunismo, «misurare e indagare con la necessaria serenità le peculiarità del Pci e le ragioni storiche della sua forza». Che risalirebbero addirittura al 1920, quando sarebbero stati i socialisti e non i comunisti a spingere l’Italia verso il fascismo praticando violenza e disordini. «Chi se non il partito socialista - ha praticamente riproposto Bettini citando un editorialista del Corriere della Sera scoperto leggendo Antonio Scurati- aspira alla guerra civile?» in una situazione in cui «la battaglia trova necessariamente i suoi combattenti anche dall’altra parte».

Sul Craxi del discorso del 3 luglio 1992 alla Camera, di fronte al primo governo di Giuliano Amato, sul fenomeno generalizzato del finanziamento pubblico della politica entrato nel mirino della Procura della Repubblica di Milano Bettini ha riconosciuto all’allora segretario del Psi di avere «colto un nucleo di verità ma fuori tempo massimo perché esplicitato per allontanare le accuse che in quel momento gli piovevano sulla testa». Eppure Craxi fu coinvolto nelle indagini famose come “Mani pulite” solo cinque mesi dopo, a dicembre. Nel frattempo il Pds ex- Pci si era già adoperato, supportando i dubbi e le paure del capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, perché a Craxi fosse negato il ritorno a Palazzo Chigi concordato con la Dc. «Il Pds - ha ammesso Bettini contraddicendosi clamorosamente nell’attacco a Craxi - rispose in modo “povero” e opportunista: no, noi siamo i “buoni” e voi “i cattiv”. E ciò - ha disinvoltamente aggiunto Bettini- «intravedendo la possibilità di accelerare un ricambio politico», avvenuto curiosamente a sinistra con Achille Occhetto segretario prima del Pci e poi del Pds, destinato ad essere sostituito da un Massimo D’Alema non certo nuovo alle cronache politiche.

Di Mattarella, per tornare alla “personalità rilevante degli ultimi decenni del Novecento italiano” riconosciuta in Craxi, è a dir poco sorprendente come sia bastato questo apprezzamento per esporre il capo dello Stato a quel mezzo processo storico, politico e morale fatto, per esempio, da quel primatista dell’anticraxismo che vuole essere considerato Marco Travaglio. Per nulla trattenuto nelle sue reazioni da due prudenze mostrate dal presidente della Repubblica nel contesto di altri giudizi positivi sul fronte della politica estera. Una prudenza è stata quella di accoppiare la “spiccata determinazione” di Craxi nella promozione di “cambiamenti nel campo sociale e sindacale catalizzando sentimenti contrastanti nel Paese”. È chiara l’allusione alla difesa controversa della televisione commerciale e ai tagli alla scala mobile dei salari apportati per contenere un’inflazione due cifre.

L’altra prudenza avuta da Mattarella è quella di non avere ripetuto “la durezza senza uguali” contro Craxi nei processi mediatici e giudiziari lamentata dal predecessore Giorgio Napolitano al Quirinale dieci anni dopo la morte del leader socialista scrivendo una lettera pubblica alla vedova. Né il “brusco cambiamento” indicato da Napolitano nei rapporti fra giustizia e politica, intervenuto a favore della prima contro la seconda, ai tempi delle indagini su Tangentopoli.