“Colpo di spugna”. I giornali più “sensibili” alle ragioni di una magistratura “indignata e preoccupata” per la cancellazione dell’abuso d’ufficio hanno rispolverato gli slogan dei bei tempi andati. Ricordate la legge Conso sul finanziamento ai partiti? Era il 1993 e anche allora, gli stessi giornali - spesso addirittura gli stessi giornalisti - parlarono di “colpo di spugna”.

E quando, poco più in là, siamo al ‘94, arrivò il decreto Biondi contro gli eccessi della custodia cautelare in carcere, quelle stesse penne parlarono niente meno che di “decreto salvaladri”. Un piano inclinato che raggiunse il punto più basso - o più alto, dipende dai punti di vista - nel “resistere, resistere, resistere” invocato dal procuratore Francesco Saverio Borrelli, un liberale dalla mente sottilissima che fu posseduto da un improvviso giacobinismo giudiziario.

Insomma, le reazioni al voto di ieri alla Camera mostrano che siamo ancora inchiodati a quella stagione. E una prova in più di tutto questo è la polemica “necrofila” sull’intitolazione dell’aeroporto di Milano a Silvio Berlusconi. Ma nessuno entra nel merito, nessuno cita i 5140 procedimenti per abuso d’ufficio imbastiti contro gli amministratori che hanno prodotto - pensate un po’- solo 9 condanne!

“È la prova che la giustizia funziona”, dirà qualcuno. Certo, se non fosse che dietro quelle migliaia di procedimenti ci sono sindaci e governatori che hanno attraversato l’inferno del processo mediatico e l’umiliazione della sospensione dell’incarico grazie alla tagliola delle Severino, fino ad arrivare a una assoluzione o una archiviazione decisa fuori tempo massimo.

Insomma, l’eliminazione dell’abuso d’ufficio, così fortemente voluta dal ministro Nordio, è un primo passo, un primo segnale. Dopo decenni di “soggezione”, se non di vera e propria subordinazione della politica nei confronti della magistratura, la Camera ha votato una legge che elimina il reato grimaldello che “consente” di annullare con un “colpo di spugna” - stavolta sì - il voto popolare. Parliamo di un reato che ha colpito amministratori di destra, di centro e di sinistra mandando all’aria anni di onorata carriera politica salvo poi concludersi con uno “scusi, ci siamo sbagliati…”.

Certo, l’eliminazione dell’abuso d’ufficio non ci trasforma d’improvviso nel paese delle garanzie e dei diritti. La strada è lunga e la magistratura, col coro dei giornali amici, darà battaglia. Ma è un primo passo, il segno di una inversione di marcia che il ministro della giustizia Nordio e questo governo, piaccia o no, ha avuto il coraggio di affrontare.