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LaPresse
Mi è capitato fra le mani un verbale di udienza in un procedimento civile in cui il giudice motiva la sua adesione allo sciopero indetto da Anm con un lungo proclama infarcito di clamorose affermazioni palesemente ed intenzionalmente infondate e che mi inducono a riflettere, in maniera preoccupata, per lo stato dell’arte, quantomeno culturale, di chi è chiamato, costituzionalmente, a rendere risposte di giustizia.
Vediamole queste perle di disinformazione:
1) “Il pubblico ministero… è il primo giudice che il cittadino incontra… e solo finché appartiene all’ordine giudiziario rimane aperto al dubbio sull’innocenza dell’imputato”.
2) “Un pm separato dalla giurisdizione sarà attratto nella sfera di un altro potere, come accade in tutti gli ordinamenti che prevedono il pubblico ministero separato, senza poter svolgere il suo lavoro serenamente, condizionato dalle direttive dell’esecutivo e dall’impossibilità di disporre pienamente della polizia giudiziaria”;
3) “I cittadini saranno trattati in maniera disuguale in quanto il pm sarà condizionato dalle scelte politiche della maggioranza di turno”.
A parte ogni considerazione deplorevole sul fatto che si sia scambiato un verbale di causa con un volantino corporativo-sindacale, l’affermazione n. 1 è una castroneria che se uno studente universitario avesse reso in sede di esame di procedura penale avrebbe comportato la sua cacciata, in malo modo, dalla sessione di esami.
Quante pagine spese, a questo punto inutilmente, dai prof.ri Dalia e Ferraioli nello splendido manuale di procedura penale, per far comprendere la netta differenza tra magistratura requirente ed inquirente da una parte (pm) e magistratura giudicante dall’altra (giudice).
Tale affermazione dimostra semmai quanto siano impregnati della cultura inquisitoria gli attori pubblici del processo penale al punto da ignorare un codice di stampo accusatorio e l’articolo 111 della Costituzione secondo cui il processo si svolge in condizione di parità tra le parti, avvocato e pubblico ministero, e solo uno è il giudice, appunto terzo ed imparziale.
Quanto alla n. 2 ovvero al pm e alla sua ritenuta sottrazione dall’ordine giudiziario è una ulteriore castroneria che dimostra, bene che vada, l’ignoranza per non avere letto il testo della riforma che prevede appunto che pm e giudici appartengono all’ordine giudiziario e sono autonomi e indipendenti. Oppure trattasi di malafede che dimostra semmai la voglia di mantenere lo status quo con annessa gestione delle carriere attraverso logiche correntizie di spartizione.
Ancora, sugli ordinamenti che prevedono la separazione delle carriere e che prevedono “inevitabilmente la soggezione al potere politico”, invito gli scioperanti a leggere il saggio scritto dal prof. Pinto de Albuquerque già giudice Cedu, in merito alla esperienza portoghese, pubblicato sulla rivista Diritto e Difesa.
Quanto alla n. 3 credo che proprio oggi con l’attuale sistema i cittadini che si trovano iscritti nel registro delle notizie di reato, ma anche quelli non iscritti, sono terrorizzati dalla sensazione di non essere uguali davanti alle indagini, prima ancora che davanti alla legge. Vedremo l’evoluzione della trattativa pretesa dall’Anm con il governo.
Mi auguro solo che il Parlamento, pur nel confronto con chi intende migliorare (non affossare) questa riforma, sappia resistere all’urto di chi per Costituzione dovrebbe rappresentare un ordine, ma che ha ben pensato di diventare potere.