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È stato un caso di autentico dossieraggio. Pubblici ufficiali, che non si sono identificati, sono entrati in un’aula parlamentare ad ascoltare quello che avveniva nell’ambito di una discussione politica. Lo hanno fatto come spie, ma al servizio delle autorità belghe. Quell’emiciclo è quello del Parlamento europeo e quello che racconta Il Dubbio lascia a dir poco interdetti e impone una pronta risposta da parte dell’Europarlamento.
L’immunità parlamentare assicura l’indipendenza e l’integrità del Parlamento nel suo complesso. È una delle comuni definizioni facilmente reperibili sul sito del Parlamento europeo. E questo principio è stato calpestato in maniera vergognosa e in violazione dello Stato di diritto. Una ulteriore conferma che il “Qatargate”, e l’attività condotta dalla polizia e dai servizi belgi in occasione delle indagini, altro non sono stati che un insieme di violazioni dei principi fondanti del diritto e dei diritti individuali e collettivi.
Siamo di fronte a un indebito e grave comportamento delle forze dell’ordine belghe che hanno agito in spregio alle facoltà riconosciute ai parlamentari europei. L’immunità dell’europarlamentare non è un privilegio personale ma garantisce – ed è sempre l’Europarlamento a ricordarlo sul suo sito - a ciascun deputato di esercitare liberamente il proprio mandato senza essere esposto a una persecuzione politica arbitraria.
Si è generato un pericoloso precedente contro un’Istituzione sovranazionale da parte di “forze dell’ordine” di un Paese democratico membro di quella stessa Istituzione. È necessario che giungano pronte risposte da parte delle autorità belghe e da parte di tutto l’Europarlamento. Elementi del dossier della polizia belga sono i voti e le opinioni espresse dai componenti dell’aula. Un fatto particolarmente grave considerando come agli europarlamentari si estendano anche le norme dello stato di appartenenza in tema di immunità.
La nostra Costituzione al primo comma dell’articolo 68 così recita: “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni”. È bene tenere a mente questo aspetto perché vittime dell’attività di dossieraggio sono anche membri italiani dell’europarlamento.
Un ricordo: trent’anni fa il compianto Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, allora Presidente della Camera, impedì l’ingresso a Montecitorio di un ufficiale della Guardia di Finanza che aveva con sé un ordine di esibizione di atti. Erano richiesti i bilanci dei partiti politici che sedevano in Parlamento. Napolitano, tramite il Segretario Generale, oppose l’immunità di sede, difese l’istituzione e non permise che venisse “violata” con interventi in contrasto con i principi fondanti di una democrazia.
Qui siamo di fronte a un caso ancora più grave: servizi segreti e polizia che si presentano in borghese e che violano la libertà del parlamentare europeo facendo dossieraggio. È evidente il disprezzo di una libertà riconosciuta dall’Europarlamento, dalla Costituzione italiana e dai trattati. Un fatto come questo ci deve far riflettere ed esige una risposta da parte delle istituzioni europee a tutela non solo non del singolo parlamentare ma dei diritti individuali e collettivi dell’intera Unione europea.