Che i laici di centrodestra eletti al Csm stiano provando a cacciare via il procuratore di Roma Francesco Lo Voi, l’uomo che ha iscritto nel registro degli indagati mezzo governo, è ormai chiaro. Non una, ma ben due pratiche firmate da esponenti vicini ai partiti di maggioranza chiedono il trasferimento del numero uno di Piazzale Clodio per incompatibilità ambientale.

Quel che forse è meno chiaro, almeno a un occhio non avvezzo ai bizantinismi del Csm, è il significato del silenzio dei togati che, con la sola eccezione dell’indipendente Andrea Mirenda, ha di fatto isolato il procuratore Lo Voi. Risultato, il controllo della poltrona di procuratore della repubblica di Roma rischia di tornare al centro di uno nuovo scontro tra correnti.

Insomma, dietro l’insolito silenzio dei togati su un attacco così violento nei confronti di Lo Voi da parte di governo e maggioranza, potrebbe esserci la più classica delle lotte per le nomine. Del resto Piazzale Clodio, regno incontrastato di Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino per almeno un settennato, è da sempre il posto più ambito. Un posto che secondo il Cencelli degli incarichi vale “almeno due ministeri”. Ed è dunque l’obiettivo numero uno di chiunque, all’interno della magistratura, maneggi un minimo di potere politico.

Il totonomi, spunta Cantone

Nelle retrovie è addirittura partito il totonomi. E alcuni sono interessantissimi: oltre all’attuale aggiunto Paolo Ielo - in scadenza, tanto che ha già presentato domanda per la procura di Bologna - e all’altro aggiunto Giuseppe Cascini (di Area), c’è anche il nome di Raffaele Cantone, attuale procuratore di Perugia.

L’ex presidente dell’Anac ha già presentato domanda per le procure di Benevento e Napoli nord. Poca roba rispetto alla Capitale, dove però si troverebbe in una posizione paradossale: Perugia è la procura competente per le indagini sui magistrati di Roma. Ed è lui, dunque, che proprio oggi ha aperto un fascicolo sulla denuncia dei Servizi contro Lo Voi per il caso Caputi. Ma non solo: Cantone ha già svolto tante indagini, moltissime archiviate, sui colleghi romani, dei quali, all’improvviso, diventerebbe capo.

L’altro caso “particolare” riguarda l’inchiesta sui presunti dossieraggi a danno del ministro della Difesa Guido Crosetto: gli atti dell’indagine che vede iscritti, tra gli altri, il finanziere Pasquale Striano e l’ex pm della Dna Antonio Laudati sono stati spostati a Roma per competenza, dopo esser rimasti per mesi in mano a Cantone, che ha provato ad ottenere anche le misure cautelari per i due. Senza riuscirsi. E se davvero finisse a Roma, con un girotondo assurdo, a riprenderli in mano potrebbe essere ancora una volta lui.

L’attuale procuratore di Perugia, affermano fonti della magistratura capitolina, non sarebbe gradito alle toghe di Palazzo Clodio, ma a quanto pare gradito alla politica. A quella di governo e anche a Italia viva, dato che era stato Matteo Renzi a piazzarlo a capo dell’Anac quando era presidente del Consiglio.

Roma, però, non ne può più di Papa stranieri. E, dunque, cercherà di portare a casa un procuratore romano - o uno ormai interno al circuito -, dopo due esperienze palermitane «traumatiche». Lo Voi, infatti, viene contestato soprattutto perché non ha alcun contatto con il suo ufficio. Non riceve nessuno, nemmeno gli aggiunti. La strada per cacciarlo a stretto giro da Clodio, comunque, sembra lunga: «Anche se lo cacciassero - spiega ancora la fonte romana -, tra Tar e Consiglio di Stato arriverebbe comunque alla pensione». E a quel punto a farsi vivo per Clodio potrebbe essere un altro palermitano: l’attuale procuratore Maurizio De Lucia.

Il Palamaragate e l’era Pignatone

Lo Voi è arrivato a Roma dopo una stagione complicata, al termine del traumatico Palamaragate. Quasi tre anni dopo la cena all’Hotel Champagne che cambiò le sorti della magistratura italiana, il Csm scelse infatti un nome in continuità con l’epoca di Giuseppe Pignatone, con 19 voti favorevoli contro i due andati a Marcello Viola, tra le poche vittime di quella cena, pur essendone totalmente estraneo.

A pesare su Viola, dissero i due togati che lo votarono, Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita, erano state soprattutto le scorie dell’affaire Palamara: il suo nome, infatti, era stato “prescelto” a sua insaputa come successore alla guida della procura di Roma, anche in un’ottica di discontinuità con l’era Pignatone. Discontinuità che, però, non si è mai realizzata: una volta rese note le intercettazioni dell’Hotel Champagne, infatti, la V Commissione annullò la scelta di Viola, proponendo al plenum l’allora aggiunto di Pignatone, Michele Prestipino. Ma quella nomina fu poi annullata dal Consiglio di Stato, secondo cui il magistrato non aveva i titoli. Viola perse comunque, con la nomina di Lo Voi.

Ma la maledizione della procura di Roma continua. Nonostante il silenzio al Csm, i dubbi sulla possibilità che Magistratura indipendente si muova contro un suo stesso membro ci sono. Se non altro per motivi di facciata, dato che è stata proprio Mi a volere Lo Voi, a suo tempo, al Csm. «Difficile che processino uno dei loro - spiega un magistrato -, non lo fanno mai». Il fatto che non si siano esposte nemmeno per difenderlo, però, pesa eccome.

Ciò, spiega ancora il magistrato esperto, può dipendere però da altro: la volontà di non alimentare una contrapposizione già alle stelle, all’interno di un organo presieduto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Che su questo tema ha optato per il silenzio, data la delicatezza della situazione. Vero è, però, che i togati del Csm sono arrivati a chiedere addirittura una pratica a tutela della magistratura contro le dichiarazioni del ministro Nordio. Un atto tutt’altro che distensivo in una guerra ormai senza fine tra politica e magistratura. Ed è proprio per questo che il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, in un’intervista al Corriere, ha chiesto ai suoi una linea moderata e imparziale, ricordando che la guida di Palazzo Bachelet è in mano a Mattarella, auspicando che il Csm non diventi luogo di scontro.

Il silenzio, però, pesa. Tant’è che c’è chi parla di ritorno del «porto delle nebbie», mentre nelle mailing list dell’Anm lo scontro si accende. Nessuna delle correnti della magistratura, né quella considerata vicina al governo né quella critica, afferma un iscritto all’Anm, ha preso posizione nei confronti di Lo Voi, probabilmente per calcoli politici. L'unico a esporsi è stato un magistrato indipendente, estraneo alle logiche di appartenenza. Tanto da dire, con ironia, «pensate che disastro se al Csm fossero tutti come costui: che fine farebbe la ragion di Stato?».