Numerosissime sono le aspre critiche che si stanno levando nei confronti del professor Francesco Gazzoni e del suo manuale di diritto privato. Le accuse, come noto, sono di sessismo, di misoginia e di dileggio dell’ordine giudiziario per le affermazioni contenute nel suo volume, in cui si legge a proposito dei magistrati: “Entrano in ruolo in base a un mero concorso per laureati in giurisprudenza e appartengono in maggioranza al genere femminile, che giudica non di rado in modo eccellente, ma è in equilibrio molto instabile nei giudizi di merito in materia di famiglia e figli”.

La carriera delle toghe? “Progrediscono nelle funzioni e nello stipendio in base all’anzianità e non al merito, onde sono premiati anche magistrati che si sono resi colpevoli, per negligenza, di clamorosi errori giudiziari, come nel caso Tortora”. E i magistrati ? “Non di rado appartengono alla categoria degli ‘psicolabili’, come ha scritto un giudice non corporativo, che manifesta nelle sentenze quello squilibrio, ‘male oscuro tipico della funzione’”.

Per questi giudizi, l’Associazione nazionale magistrati, il rappresentante di “Area”, la prima presidente della Cassazione hanno espresso giudizi di sdegno; l’esponente del Pd Debora Serracchiani chiede al Ministro dell’Università se intende mantenere quel testo per gli studi giuridici oppure pensa di vietarlo, come se la scelta dei libri di testo di un insegnamento fosse di competenza del Ministro e non del singolo docente.

Si tratta indubbiamente di giudizi molto forti, ma che rientrano sicuramente all’interno della libertà di espressione; d’altronde, le cronache degli ultimi tempi hanno gettato discredito nella magistratura. Basti ricordare il giudice poeta che aveva accumulato fascicoli non smaltiti, quello “predatore” in ascensore, o semplicemente leggere l’ultimo libro di Stefano Zurlo dal titolo “Il nuovo libro nero della magistratura”, in cui viene riportato un campionario di nefandezze commesse da togati. E allora perché nascondere che all’interno di questa autorevolissima categoria “non di rado” vi sono soggetti problematici?

I giudizi espressi dal professor Gazzoni non devono però inficiare l’autorevolezza del volume su cui si sono formate intere generazioni di giuristi. Si tratta di uno dei manuali per lo studio del diritto privato più completo, ricco di argomentazioni e profonde riflessioni giuridiche che aiutano lo studente e qualunque operatore del diritto non solo ad orientarsi nel difficile mondo delle norme e degli istituti, ma anche ad acquisire un metodo di ragionamento che supera il mero nozionismo.

Si può affermare che chi non conosce il manuale del professor Gazzoni non ha una solida o completa preparazione nel Diritto civile, e chi lo critica, evidentemente, al di là delle frasi contestate, non lo hai mai letto. E bandire un libro equivale alla biblioclastia, tipica dei regimi autoritari di cui abbiamo avuto tanti tragici casi nella storia. E a tale proposito, vale la considerazione dello scrittore tedesco Heinrich Heine che, nel 1821 nella sua tragedia Almansor, scrisse “dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli esseri umani”.

La replica di Errico Novi, vicedirettore de Il Dubbio

Caro Professore, abbiamo ritenuto di ospitarla in una pagina dedicata prevalentemente alle non poche contraddizioni che soffocano la giustizia. Con laica devozione per il principio richiamato in testata, riteniamo che chiunque debba poter esprimere il proprio punto di vista, a maggior ragione se si tratta di interventi “a difesa”. Ma con lo stesso spirito di laica fede nel dubbio, ci permetta di dirle che non siamo d’accordo con lei, oltre che con il professor Gazzoni.