Dunque malgrado le spaccature all’interno del Csm e i malumori serpeggianti nella stessa Procura partenopea Gratteri ce l’ha fatta. Valentina Stella ci ha raccontato lo scorso 12 settembre (ne abbiamo anche parlato nella mia rubrica su Radio Roma Sound sabato 16 settembre) come l’ex procuratore capo di Catanzaro intenda proporsi come una specie di “coach”, di “motivatore” che riporterà ordine disciplina e produttività in una organizzazione che evidentemente ai suoi occhi appare contraddistinta da una qualche forma di scarso impegno. Da qui i probabili mugugni di molti magistrati napoletani.

Perché è stata compiuta questa scelta? Intanto va detto che la scelta ha diviso il Csm. Gratteri subentra a Giovanni Melillo, dal maggio 2022 a capo della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo ( cui ambiva lo stesso Gratteri). Diciannove voti hanno consentito a Gratteri di sconfiggere i concorrenti: cinque voti al procuratore di Bologna Giuseppe Amato, otto alla procuratrice aggiunta di Napoli Rosa Volpe ( che ha fatto le veci di Melillo per circa un anno). A favore di Gratteri hanno votato il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, il Pg della Cassazione Luigi Salvato, i laici di centrodestra, il laico di Italia Viva Ernesto Carbone (col quale ha polemizzato, senza nominarlo, dall’aula parlamentare, Roberto Giachetti, in un accorato intervento dello scorso 12 settembre, facilmente rintracciabile sul sito di Radio Radicale, circa la “filosofia” di Gratteri verso le prerogative parlamentari: praticamente per il nuovo capo della Procura di Napoli le interrogazioni parlamentari presentate circa un anno fa da Giachetti, Magi e Bonino furono sostanzialmente “dettate” dagli avvocati degli indagati e/ o imputati. Visione certamente irrispettosa alla radice del ruolo del Parlamento), i consiglieri di Magistratura Indipendente, l’indipendente Andrea Mirenda e il togato di Unicost Antonino Laganà; il resto del gruppo ha sostenuto Amato, come anche la presidente della Cassazione Margherita Cassano e il consigliere indipendente Roberto Fontana. Per Volpe invece il gruppo di Area, Mimma Miele ( Md) e il laico del Pd Roberto Romboli. Insomma vittoria, non acclamazione.

Ma cosa va sottolineato, almeno a mio modesto avviso, da semplice militante radicale, operatore della comunicazione e appassionato di questioni giudiziarie cresciuto alla scuola degli “Speciale Giustizia” curati per decenni da Massimo Bordin?

Per capire mi rifaccio al ragionamento svolto in questi giorni dal segretario dei Radicali Massimiliano Iervolino a seguito della visita svolta lo scorso giovedì 21 alla Masseria Ferraioli di Afragola,

bene confiscato alla Camorra, affidato a famiglie e associazioni territoriali che gestiscono orti urbani e attività limpide, che riportano alla cittadinanza un’area che era divenuta zona franca della criminalità camorristica del clan Magliulo.

Bene, anche oggi, con la masseria gestita in modo esemplare, questo luogo è letteralmente “assediato” dalla Camorra. Continue intimidazioni, minacce e, nelle aree circostanti, ancora resta ben visibile la presenza di discariche abusive.

Iervolino si è poi soffermato ieri, nell’appuntamento radiofonico settimanale del Radical Talk (sempre su Radio Roma Sound) sulla audizione avvenuta un paio di giorni fa in Commissione Antimafia dell’avvocato della famiglia Borsellino Fabio Trizzino sulla questione del dossier Mafia- appalti, delle relazioni di Paolo Borsellino con la Procura in cui operava prima di essere assassinato, insomma sulla radice di quella vicenda che nella semplificazione giornalistica viene definita “Trattativa Stato- Mafia”. I Radicali tutti, Bordin in testa, su questi temi hanno le idee molto chiare, da sempre.

Cosa rappresenta, alla luce delle riflessioni di Iervolino, alla luce delle considerazioni di Roberto Giachetti del 12 settembre alla Camera, alla luce delle decine di ore di trasmissione su questi temi di Massimo Bordin, delle riflessioni costantemente proposte da Marco Taradash e Valter Vecellio sempre dai microfoni di Radio Radicale, delle puntuali cronache condotte anche dalle pagine di questa testata da giornalisti come Valentina Stella, la nomina di Nicola Gratteri?

A nessuno viene il dubbio che si tratti del rappresentante di un metodo niente affatto “vincente”?

Basta porsi una domanda: camorra, mafia, ‘ndrangheta oggi sono più o meno forti, radicate, potenti, rispetto a 35 anni fa? La domanda la pongo, la risposta cerchiamola insieme. Chi ha voglia, intelligenza, coraggio, per cercarla. Una cosa è certa: su questi temi i Radicali hanno sempre raccontato la storia per il verso giusto. Non per quello carico di mistificazioni.

*Comitato Radicali Italiani