Potremmo liquidare il “vaffa” di Pontida ad Antonio Tajani come l’ennesima “goliardata” leghista che, tra carri armati farlocchi in piazza San Marco – ricordate i Serenissimi? – e cappi sventolati nelle aule del Parlamento, ci ha abituati da tempo a una politica, per così dire, “colorita”. Ma la verità è che la spaccatura tra la Forza Italia liberale che sta costruendo Tajani e la Lega populista e sovranista di Salvini, è ben più profonda di quel che ci raccontano.

Da mesi Forza Italia ha capito che nel Paese esiste un centro moderato e riformista che nessuno – né Renzi né Calenda – è riuscito a rappresentare e ad occupare, e così Tajani, presentato da tutti come il liquidatore del partito fondato da Berlusconi, non solo è riuscito a rilanciare il movimento sul piano elettorale ma, cosa più importante, ha dato a quel movimento una prospettiva politica e un’anima del tutto nuova, e molto ambiziosa. A cominciare dallo Ius Scholae.

Vissuta come oltraggio dal resto della maggioranza – Fratelli d’Italia compresa –, l’idea di rendere cittadini italiani i ragazzi che concludono il ciclo scolastico è il segno dell’europeismo radicale di Tajani e il simbolo stesso di una diversità dal resto del centrodestra, sempre più marcata. Il fatto è che Tajani – con l’evidente beneplacito dei Berlusconi – ha in mente una Forza Italia moderna, ben piantata nei valori di Bruxelles, capace di guardare al futuro senza paura e con l'ambizione di governare anche i fenomeni più complicati e controversi, a cominciare dall’immigrazione, tema simbolo e vero e proprio spartiacque tra destra e sinistra.

Insomma, Tajani ha sparigliato, ha rovesciato il tavolo di un politica italiana sclerotizzata e ha più volte ammiccato al Pd. Ora dovrà essere qualcun altro a raccogliere il suo messaggio in bottiglia.