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A pochi mesi dall’entrata in vigore della riforma Cartabia è certo prematuro fare bilanci, ma al di là del merito della riforma non può non osservarsi che un impianto normativo deve essere adeguato alla struttura che dovrà gestirlo e, viceversa, che la struttura deve essere confacente all’impianto normativo.
Ebbene la situazione venutasi a creare al Tribunale di Livorno è un esempio, forse uno dei tanti, che non basta saper scrivere buone leggi (peraltro non sempre tali) per rendere efficiente il servizio pubblico della giustizia, la cui essenzialità - anche in ambito economico - pare spesso trascurata o sottovalutata.
Il Tribunale di Livorno, negli anni 2000, ha costantemente migliorato la propria organizzazione, e la produttività è andata sempre più aumentando fino ad arrivare ad essere nel 2018 il Tribunale più efficiente dell’Italia centrale e tra i primi 10 dell’intero Paese, e ha mantenuto sino ad oggi standard di ottimo livello.
A questo evidentemente hanno contribuito molti fattori come l’essere stato un Tribunale all’avanguardia nella digitalizzazione e telematizzazione dei servizi, la costante, serena e fattiva collaborazione tra magistrati ed avvocati, e certamente la copertura degli organici.
Sono bastati pochi mesi, e una particolare congiuntura, per mettere a rischio un modello di efficienza. Nel 2023, infatti, si sta verificando a Livorno una eccezionale scopertura di organico: sono venuti a mancare 8 Giudici su 21, e considerato che due di questi sono temporaneamente assegnati ad altri incarichi, si arriva ad una percentuale di scopertura all’incirca del 40% (ed al 61% per i Giudici Onorari di Pace) con la conseguenza che, ad esempio, al settore della famiglia (e Livorno è ai vertici nazionali per numero di separazioni e divorzi), sono rimasti solo due Giudici ai quali andrà verosimilmente ad aggiungersi il nuovo Presidente della Sezione Civile. Alle immaginabili criticità gestionali che tale carenza comporta e che inevitabilmente andranno ad incidere sulla qualità del servizio, si aggiunge la necessità del corretto funzionamento della sezione distaccata di Portoferraio che, anche in ossequio alle ragioni che ne hanno consentito il mantenimento, non può essere pregiudicata.
Altro aspetto che suscita preoccupazione è la scopertura di organico dell’UNEP, ufficio che si trova in estrema difficoltà per il mancato avvicendamento del personale, soprattutto amministrativo, che negli ultimi mesi è cessato dal servizio o è stato trasferito ad altro incarico.
Ebbene, la riforma Cartabia, come ogni riforma, necessita di assestamenti organizzativi, di indirizzo, giurisprudenziali e quant’altro che possono essere assorbiti senza traumi se il contesto lo consente, altrimenti il rischio di un disservizio diventa elevato. Per fare esempi concreti, nel processo penale è stabilita una nuova incompatibilità, quella tra il Giudice dell’udienza predibattimentale e il Giudice che emetterà la sentenza, e ciò ovviamente impatta sulla gestione della pianta organica della sezione penale; è prevista per legge la telematizzazione delle esecuzioni civili, ma gli Ufficiali Giudiziari non hanno le dotazioni per provvedere né, come si è detto per Livorno, personale sufficiente per il servizio; la riforma del diritto di famiglia in alcune sue parti comporta la necessità da parte dei Giudici di approfondimenti e adempimenti ulteriori rispetto al passato (curatore del minore, piano genitoriale ecc.) e impongono una particolare specializzazione che è possibile solo se una pianta organica adeguata lo consenta.
Per concludere, quanto sta accadendo a Livorno è emblematico di quanto una moderna Pubblica Amministrazione non può permettersi di fare: mettere a rischio gli standard qualitativi e di efficienza raggiunti nella prestazione di un servizio e contemporaneamente trascurare la necessità di mezzi e personale adeguati alle ambizioni di una riforma che appunto come ambiziosa è stata presentata in Italia ed in Europa.