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L'ex ministro della Giustizia Marta Cartabia
Quando vennero chiusi i manicomi furono in molti a predire che saremmo stati travolti dai “pazzi” liberi di scorrazzare per le strade. E nei giorni precedenti o immediatamente successivi all'entrata in vigore della legge 180, molti giornali riportavano con grande evidenza episodi delittuosi commessi dagli ammalati di mente facendo così sponda a quelle forze politiche che per anni si erano battuti contro la chiusura dei manicomi.
I profeti di sciagure furono smentiti dai fatti e la 180 si dimostrò un'ottima legge che consenti a migliaia di ammalati di recuperare la propria libertà e la propria dignità. Oggi, nessuno rimpiange quei lager che invece di curare, tormentavano gli ammalati.
In questi giorni è stata messa in campo la stessa strategia demolitrice contro la riforma Cartabia. Non intendo assolutamente paragonare la riforma radicale e profondamente democratica di Franco Basaglia con la timida riforma che porta il nome dell'ex ministra Cartabia a cui però va riconosciuto un grande merito di aver approvato una legge senza tener conto del potere di veto del “partito giustizialista” con i suoi PM “agit prop” che considerano la Giustizia “cosa loro” 114 Le leggi non sono le Sacre Scritture.
Se in una legge qualcosa non va bene è giusto rifletterci sopra, fare le opportune e verifiche e, se necessario, cambiarla. Per esempio ci sono una serie di leggi che hanno seminato solo ingiustizie e guasti. Si pensi a quella che consente gli scioglimenti dei consigli comunali pur in assenza di una sentenza del giudice e che ha fatto strage di democrazia ; oppure alla legge che consente di mettere sul lastrico un'' impresa sulla base di un semplice rapporto di polizia. Sono stati di una qualche utilità nella lotta alla mafia?
Dubito molto, però sono lì, perché i legislatori hanno paura di mettersi contro le vestali della cosiddetta antimafia.
Ritorniamo alla Cartabia. In questi giorni alcuni giornali hanno riportato con estrema puntualità, ( troppa per non essere sospetta), i casi di delinquenti che, pur colti in flagranza di reato non è stato possibile portare in carcere per “responsabilità” della riforma Cartabia.
Ciò ha fatto indignare molti... alcuni per davvero altri solo per finta. Fatto sta che contro la riforma Cartabia si sono schierati a fitte schere moltissimi giornali, uomini politici e PM. Tutti più o meno convinti che il carcere sia l'unica risposta possibile al crimine.
Non è giusto snobbare le preoccupazioni della gente ed ancora meno giusto accostarsi ad una riforma senza riflettere su eventuali limiti ma, come per la180, è il caso di ragionarci sopra. Prendiamo ad esempio gli scassinatori colti sul fatto a Jesolo ma che non è stato possibile portare in carcere perché è mancata la querela della parte lesa. Facciamoci qualche domanda : sarebbe stata più sicura la società se i responsabili del tentato furto fossero stati portati in carcere per scontare qualche mese di detenzione preventiva? Oppure il carcere avrebbe trasformato possibili ladruncoli occasionali in perfetti delinquenti, ben inseriti nel circuito del crimine?
Solitamente il carcere non rende migliori le persone e e siccome non si possono buttar le chiavi come alcuni vorrebbero, bisogna ammettere che i peggiori criminali hanno avuto nel carcere la loro formazione. Nelle galere regna la violenza, diminuisce la sensibilità verso le altrui sofferenze, la mancanza di luce e di libertà riempie il detenuto di oscurità, di angoscia e di frustrazioni, di odio verso la società che avverte come estranea e nemica. Ciò detto, so che in alcuni casi il carcere può essere realmente e drammaticamente necessario.
Ma meno frequente sarà il ricorso al carcere più sicura sarà la società. Ritorniamo all'esempio dei due scassinatori di Jesolo: se fossero stati portati in carcere avrebbero avuto un costo di circa 150 euro al giorno. Per tre mesi il costo sarebbe stato di circa trentamila euro.
Se chi governa fosse capace di utilizzare quegli stessi fondi in una strategia mirata a coniugare la prevenzione, la sicurezza dei cittadini ed il possibile recupero della persona che ha sbagliato, credo proprio che avremmo una società più sicura e più giusta.
Si tratta di scelte e di coraggio perché è indubbio il fatto che la criminalità e la devianza non possono essere affrontati con gli stessi metodi di un secolo fa, in una visione che non sa vedere altri strumenti nel fronteggiare il “crimine” che le celle e la segregazione.
La logica è quella che portava a buttare i “matti” in manicomio. Eppure una cosa è certo: i paesi che utilizzano il carcere a pieni mani sono gli stessi in cui il tasso di criminalità schizza verso l'alto.
Nella campagna contro la Cartabia s'è fatto notare qualche magistrato che rivendica l'ostilità verso l'ex ministra della giustizia come fosse un merito "ante marcia”. Sono gli stessi che solitamente riempiono le patrie galere di innocenti senza pagare mai il dazio.
Sono gli stessi che vogliono licenza di arresto che molto più che alla giustizia serve alla loro popolarità e alla loro carriera. Guai se costoro prevalessero su studiosi seri come la Cartabia, sarebbe come se nel 1978 i sostenitori dei lager chiamati manicomi avessero vinto su “Psichiatria Democratica”, su Franco Basaglia, e sulla riforma che porta il suo nome. Una sconfitta per la civiltà e per la Libertà.