C’è chi difende strenuamente e rigorosamente il fondamento del teorema accusatorio che ha dato vita al processo di Bibbiano e alla tempesta mediatico-politica che ne è conseguita.

In realtà quel teorema sta progressivamente perdendo pezzi e alcuni giornalisti e politici stanno prendendo posizione, uscendo dall’inibizione, dalla confusione e dal terrore che quella tempesta aveva provocato nel paese. In giro s’incomincia ad intuire la montatura della vicenda Bibbiano. Per fortuna c’è un faro nella notte che ci illumina su cosa è stato veramente quel caso: l’analisi di Selvaggia Lucarelli.

La studiosa cita Pablo Trincia, un giornalista di successo, valorizzato da molti, ma non dalla gran parte degli ex-bambini vittime degli abusi della bassa Modenese, oggi divenuti adulti che continuano a testimoniare la verità delle violenze patite nell’infanzia e messe in discussione da Veleno. Non voglio sottovalutare le conoscenze psicologiche, scientifiche e sociali di questa giornalista, ma Selvaggia Lucarelli rischia di ignorare almeno tre questioni:

1. “Il processo di Bibbiano – sostengono Trincia&Lucarelli - non era solo a Foti, ma al suo approccio che sarebbe ancora sotto accusa.” (Il Fatto quotidiano, 13 ottobre 24, “Bibbiano, le assoluzioni e il reato sparito”). Dunque Foti sarebbe stato assolto, ma il processo, secondo Trincia&Lucarelli, avrebbe una propria legittimità, perché sul banco degli imputati ci sarebbe l’approccio culturale di Foti stesso. Che sciocchezza! Ammesso e non concesso che il processo di Bibbiano si giustifichi in quanto processo contro un approccio culturale, che senso avrebbe? Gli approcci culturali si discutono in ambito culturale e non nelle aule di giustizia!

2. “A Bibbiano – continuano Trincia&Lucarelli - si sta processando un’ideologia basata sulla teoria del complotto secondo la quale il mondo è pieno di pedofili … E’ un approccio di una certa psicologia che cerca l’abuso dove non c’è”. Ora fra gli assistenti sociali e gli psicologi bersaglio della gogna di Bibbiano nessuno ha mai escluso che esistano i falsi abusi e le bugie infantili.

Personalmente ho scritto molto e riportato casi clinici circa falsi abusi e bugie di bambini. Ma l’enfasi sui falsi abusi e sulle bugie infantili spesso è un trucco vergognoso per non riconoscere gli abusi reali e non prendere sul serio le rivelazioni dei bambini, quando queste sono drammaticamente ben fondate. Dunque bisognerebbe preoccuparsi maggiormente di certa psicologia che finisce per negare l’abuso quando c’è.

3. Nessuno ha mai affermato che siamo circondati da pedofili, ma è indubbio che la pedofilia e l’abuso sessuale siano un fenomeno ben più diffuso di quanto non ci piaccia. Le cronache quotidiane drammaticamente ci informano di fatti come quelli di Caivano, di incesti e stupri ricorrenti, di arresti a macchia d’olio per i reati di pedopornografia…

Con buona pace di Trincia&Lucarelli un giorno sarà chiaro che la persecuzione di Bibbiano s’è scatenata contro una croce rossa dell’ascolto e della cura dei bambini vittime di violenza.