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Elon Musk a New York per sostenere Donald Trump
Altro che cancel culture, altro che Cristoforo Colombo colonialista e Biancaneve non consenziente al bacio del principe! Quello che si sta scatenando nei confronti del duo Trump-Musk con la vendetta, tremenda vendetta, riversata sull’incolpevole social X, ex Twitter, pare sempre più come la corazzata Potemkin nella versione Paolo Villaggio, una boiata pazzesca.
Sarà anche vero che il giocattolo del geniale imprenditore sudamericano, ormai anche ministro o qualcosa di simile nel governo di Donald Trump, ha avuto 540 milioni di iscritti attivi mensilmente nel 2023, 237 milioni dei quali sono attivi ogni giorno. E sarà altrettanto vero che l’abbandono del quotidiano Guardian può aver spostato un pezzo della pensosa gauche caviar inglese in altri salotti, meno “tossici”.
Ma qualcuno davvero pensa che, dopo la clamorosa seconda vittoria di un Trump che ha portato il partito repubblicano a dominare la maggioranza del Congresso e del Senato, e il trionfo dell’impegno elettorale di Musk, qualcuno al di fuori delle biblioteche e dei convegni, si sia accorto della scissione, come se si fosse trattato dell’abbattimento del muro di Berlino
Anche perché gli argomenti, populismo, bullismo, violenze e Unni alle porte, sono talmente sofisticati ed elitari da escludere di per sé la gran parte del mondo abitato. Tanto che gli stessi giornalisti del quotidiano britannico di sinistra, continuano serenamente a collegarsi con X, facendo spallucce del mostruoso proprietario. Se poi si passa la Manica, e anche l’oceano Pacifico, e si arriva in Italia, la situazione si fa tragica nella sua ridicolaggine. E qualcuno dovrà ben avvertire sia Trump che Musk del fatto che un certo Pelù li ha abbandonati. Per non parlare del colpo al cuore che avrà già raggiunto gli ambienti del neonato governo Usa alla notizia dello sdegnoso rifiuto di “Elio e le storie tese” a partecipare ancora agli ignobili banchetti di informazioni così degradanti. Pare però che si sia dissociato il batterista del gruppo, e questo è già di consolazione.
Ma la vicenda italiana è come sempre un po’ più complicata. Perché qui si fa presto a trasformare la vita politica e il circo mediatico in aula giudiziaria. Ne sapeva qualcosa Silvio Berlusconi, e persino Trump ne porta tracce sul corpo, pure in un Paese in cui il sistema processuale funziona. Ma, poiché l’imprenditore sudamericano si è permesso, nel suo ultimo giorno di privato cittadino, di lanciare uno strillo contro le toghe italiane che mettono zeppe continue all’attività di governo, ecco che scoppia la bomba.
Attento Trump. Attento Musk. La notizia è clamorosa. «La giudice Albano chiude l’account», leggiamo su una Repubblica in gramaglie. «Fatto!», ha scritto festosa sul concorrente Facebook la presidente di Magistratura democratica di cui nessuno conosceva l’esistenza prima della sentenza sul trattenimento dei migranti in Albania. Ora si che c’è da preoccuparsi. Alla Casa Bianca ci sarà da perdere il sonno.