Bianca Berlinguer si è ben rifatta dell’appuntamento televisivo mancato sulla quarta rete berlusconiana con Maria Rosaria Boccia, tiratasi indietro all’ultimo momento, dopo che l’annuncio dell’intervista aveva già provocato trambusto. Compreso lo sbigottimento, a dir poco, attribuito alla premier Giorgia Meloni in persona. I cui rapporti con i figli di Silvio Berlusconi quanto più sono dati ufficialmente per buoni, specie da Pier Silvio e Marina, e da Antonio Tajani, quanto più vengono raccontati tesi, o problematici, nei retroscena giornalistici.

Anche se mancata formalmente, poco importa a questo punto per quale motivo, compreso quello più negativo indicato nella paura attribuita alla Boccia di affrontare nello studio televisivo della Berlinguer domande improvvisate dei giornalisti, l’intervista della mancata consigliera di Gennaro Sangiuliano al Ministero della Cultura è stata più che compensata dal succinto racconto che Bianca Berlinguer ha fatto delle sue conversazioni con la “dama di Pompei”. Come viene spesso chiamata la protagonista della vicenda costata a Sangiuliano la carica di governo. «Mi ha detto», ha raccontato la Berlinguer della Boccia nel virgolettato attribuitole da Fulvio Fiano sul Corriere della Sera, «che non ha avuto una relazione sessuale con il ministro e che questo si chiarirebbe dalla telefonata in cui aveva sentito la moglie dire di stracciare la nomina. La moglie sapeva che questa relazione non c’era».

Una conversazione fra i coniugi notoriamente registrata e conservata dalla Boccia grazie alla modalità della viva voce consentitole dall’ancora ministro nella vana speranza che potesse servire all’amica per capire le ragioni per le quali non poteva portare a termine le procedure della nomina a consigliera già avviate. «Un capriccio», ha poi definito la reazione della signora Sangiuliano in una intervista a La7 la Boccia, già sorpresa e infastidita dalla rivelazione che l’ancora ministro aveva fatto, anche lui in televisione, al Tg1, del rapporto “sentimentale” con la sua ormai ex collaboratrice, accompagnatrice e altro.

Di più, almeno per ora, Boccia non ha voluto dire o far capire: quante volte, per esempio, l’allora ministro ci abbia provato e quante si sia sentito eventualmente respingere. Speriamo, per entrambi, che anche questo non finisca nel contenzioso giudiziario annunciato dallo stesso Sangiuliano parlandone prima col suo avvocato e poi con i giornalisti.

Sono sempre cose che possono divertire, di certo, far salire di qualche punto gli ascolti televisivi o diminuire le rese dei giornali stampati che ancora arrivano nelle edicole, ma di solito si ritorcono contro le entrambe parti della commedia. Entrambe le parti, dicevo. Ma per un certo pubblico maschilista, come si ha l’abitudine di definirlo, e che penso abbondi nell’elettorato della destra che dovrebbe premere di più all’ex- ministro, quest’ultimo è quello che rischia di uscire peggio dalla rappresentazione ultima - o penultima-della Boccia.

Un amore ridotto allo stato platonico, poco o per niente ricambiato, riduce di molto o azzera, come in un colpo di grazia, le circostanze attenuanti che magari l’ex ministro si sarà guadagnato nel giudizio di certo pubblico. E che amici e colleghi gli hanno concesso scrivendone e parlandone, alcuni anche consigliandogli le dimissioni ancor prima che egli le maturasse e formalizzasse sia nella versione revocabile sia in quella irrevocabile del finale, spontanea o imposta che sia stata negli incontri e nelle telefonate con “Giorgia”. Come Sangiuliano ha tenuto a chiamare la premier nella lettera davvero conclusiva della sua avventura di governo.

Il re è nudo, si dice del sovrano e, più in generale, di chi subisce una caduta o un rovescio d’immagine. Direi, in questo caso, nudissimo se il dizionario lo potesse permettere. Neppure quello elettronico lo prevede, se non per riferirsi a qualche fondotinta.