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Vanno anche a tirargli i piedi nel sonno, non lo lasciano vivere neanche nel ricordo, nel suo primo compleanno senza di lui. E guai andare a parlare, o cantare e recitare per lui. Ma lui, Silvio Berlusconi, riesce a essere presente sempre, piaccia o non piaccia ai segugi di Repubblica. I quali, in previsione del ricordo che Forza Italia ha preparato a Paestum per il 29 settembre con grande partecipazione di esponenti di quel mondo enorme e composito che fu del loro leader, l’impresa, lo sport, la comunicazione e infine la politica, vanno a snidare e cercare di dissuadere i “traditori”. Come si permette un grande attore come Giancarlo Giannini, il mitico Mimì metallurgico della classe operaia, di andare a rendere onore al “cavaliere nero”, quasi prendendo le distanze dai propri colleghi che “sono di sinistra”, come gli ricorda con rimprovero il giornalista?
Il 29 settembre è una data. Perché c’è la canzone dell’Equipe 84 ( mi son svegliato e..) e perché è il compleanno di Silvio Berlusconi. E anche di Pierluigi Bersani, che coincidenza, quasi un filo sottile che ha legato il leader liberale al vecchio comunista che gli teneva le mani in ospedale. Una data che non può, non riesce a passare inosservata. A Milano, città di nascita, di successi e di imprese, città del suo Milan campione mondiale per numero di coppe conquistate, provvede il governatore Attilio Fontana, che è stato il più veloce a attento nella decisione appena a una settimana dalla sua morte. E inaugura domani il Belvedere al 39° piano di Palazzo Lombardia, con la spettacolare vista sullo skyline della città, intitolato a Silvio Berlusconi, «.. per ricordare, con un segno indelebile, l’uomo, il rappresentante istituzionale e l’imprenditore. Colui che ha sempre avuto nella Lombardia il suo punto di riferimento principale». Un segnale di rispetto istituzionale, prima di tutto. Non compreso né condiviso, ovviamente, dal mondo del Movimento cinque stelle, e anche dal più grillino degli uomini del Pd, il capogruppo in Regione, Pierfrancesco Majorino, che fu il rivale sconfitto alle elezioni proprio da Fontana. Berlusconi è “divisivo”, sentenzia.
Gli risponde da lontano proprio Giancarlo Giannini, intervistato su Repubblica da Concetto Vecchio nella veste di stalker. Perché, risponde indignato il grande attore, Napolitano era forse una figura neutra? «E’ molto semplice - ribatte poi all’incalzare delle domande - il mio agente mi ha mandato questo intervento letto in America nel 2006, sula pace, sull’immigrazione ed io l’ho trovato bellissimo». E poi ancora: «Sono un attore. Ho letto una volta un discorso di Martin Luther King, e leggerei Mao tse tung se me lo chiedessero». Chiarissimo.
Ma non altrettanto per chi non vuole uscire dal recinto dell’intolleranza e dell’esclusione. Quel primo marzo del 2006 il Congresso degli Stati Uniti aveva concesso al premier Berlusconi un onore che prima di lui era stato tributato solo ad Alcide De Gasperi, Bettino Craxi e Giulio Andreotti, quello di parlare al Congresso a Capitol Hill. Il quarto tra i Presidenti del consiglio italiani, e per ora anche l’ultimo. Era stato accolto da applausi che parevano non finire mai e il suo discorso, una parte in inglese e un’altra in italiano, tributato di quattro standing ovation. Aveva dato il massimo quel giorno, il premier, con felici intuizioni su quel che sarebbe capitato quando la cesura tra i due miliardi di cittadini del mondo che vivono nel benessere e i nove miliardi di poveri sarebbe diventata insanabile. E’ quel che sta succedendo, con mezza Africa in migrazione e la difficoltà ad affrontare questo grande inarrestabile movimento di massa.
Aveva messo in guardia l’Europa dal chiudersi in una bolla separata dal resto del mondo, quel giorno Silvio Berlusconi, e tutto il Congresso si era alzato in piedi ad applaudire. Scelta intelligente e sapiente, quella di Antonio Tajani, di ricordare quel giorno di vent’anni fa, che seguiva gli incontri tra Bush e Putin a Pratica di mare e il G 8 di Genova. Perché ricordare lo statista vuol dire anche collocare Silvio Berlusconi in un luogo della storia che sappia superare le polemiche e le divisioni. Ma ci sono sempre questi ambientini, piccoli piccoli, che non riescono a superare i propri steccati.
L’austerità commossa e alta del funerale di Giorgio Napolitano, così come era stata la piazza Duomo per Berlusconi, hanno mostrato qualcosa d’altro e di migliore. Pur senza dimenticare qualche ombra, come ha fatto due giorni fa alla Camera il figlio dell’ex Presidente della repubblica e anche Gianni Letta nel ricordare due uomini che si rispettarono reciprocamente pur nel conflitto. Va quindi bene, anzi molto bene che Giancarlo Giannini possa declamare il 29 settembre quel discorso che non solo lui ha trovato “bellissimo”. E anche che Al Bano e Katia Ricciarelli rendano bello il primo compleanno di Berlusconi senza di lui, cantando con le loro voci ineguagliabili.