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Zelensky, presidente dell'Ucraina
Noi giornalisti quando intervistiamo esperti, professori e politologi chiudiamo spesso con una domanda stupidissima ma inevitabile: «Come andrà a finire?».
È una pulsione irrazionale ma legittima perché interpreta il bisogno di certezze che abbiamo di fronte a una grave crisi o a un conflitto minaccioso, la stessa che ci porta a consultare gli oroscopi anche se non crediamo nelle pseudo scienze. Le osservazioni e le analisi non ci bastano, vorremmo degli indovini o dei profeti che ci rassicurino che ci orientino negli imperscrutabili labirinti dell’avvenire. Ma questo non è possibile: nessuno è mai stato in grado di prevedere il futuro in nessuna epoca storica. Altrimenti avremmo prevenuto ed evitato tante tragedie.
Qualcuno ha previsto gli attentati dell’11 settembre o che Adolf Hitler non si sarebbe fermato alla questione dei sudeti? Certo, c’è chi ha lanciato degli allarmi o chi, come Winston Churchill, mise in guardia il mondo sulle reali intenzioni della Germania nazista, ma fare la Storia con il senno di poi è un esercizio facile e non particolarmente onesto.
Ora, nelle ultime settimane molti seguaci del professor Alessandro Orsini pretendono che il mondo dell’informazione italiana gli chieda scusa perché lui «aveva previsto fin dall’inizio la sconfitta dell’Ucraina e la vittoria di Vladimir Putin». Insomma, ce l’aveva detto e noi non lo abbiamo ascoltato. Trattato come un paria, il nostro esperto di questioni internazionali meriterebbe una riabilitazione e la deferenza che un tempo era riservata ai visionari e ai chiaroveggenti. Ma davvero il buon Orsini aveva indovinato tutto?
Cinque giorni dopo l’invasione Russa nel febbraio 2022, il professore definì l’Ucraina una causa persa, invitando l’Occidente ad abbandonarla permettendo la totale smilitarizzazione del Paese. Era convinto che i blindati di Mosca avrebbero marciato trionfalmente su Kiev e che Zelensky sarebbe scappato in una villa di Miami o eliminato dai russi. Non è andata così, gli ucraini hanno resistito, soprattutto grazie agli aiuti occidentali. Tant’è che già nel 2023 assunse posizioni più sfumate, spiegando che «è difficile capire cosa accade al fronte». L’anno successivo, con l’offensiva ucraina nel Kursk Orsini sparisce dalle tv per poi riapparire quando cambia il vento e cioè quando l’armata russa lancia la sua controffensiva.
Se oggi l’Ucraina è messa all’angolo non è a causa dello strapotere militare di Mosca o delle diserzioni interne, ma perché l’elezione di Donald Trump ha radicalmente cambiato il contesto, con gli Stati Uniti che, da primo finanziatore di Kiev, sono diventati il primo alleato del Cremlino. Orsini aveva previsto anche questo?