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IMAGOECONOMICA
Dopo una settimana di accuse reciproche tra maggioranza e opposizioni, prime pagine dei quotidiani che, quasi tutti, hanno sposato l’una o l’altra tesi, forse sarebbe utile per il Paese, approfittando anche della Pasqua, lasciar raffreddare il clima e ragionare sull’effettiva utilità delle norme antimafia.
Qualche spiraglio si comincia a intravedere, e il dibattito che il Dubbio ha ospitato in questi giorni potrebbe essere un segnale incoraggiante.
Infatti, oltre a chi da tempo ha posizioni critiche rispetto all’attuale normativa sugli scioglimenti come la dem Enza Bruno Bossio, abbiamo registrato il “controcanto” di Matteo Orfini, già presidente del Pd, secondo il quale «serve una discussione laica e a mente fredda su come rendere più efficace l’intervento in caso di infiltrazioni».
A Orfini ha fatto eco il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, che ha parlato della necessità di avere «il coraggio di avviare una riflessione sulla legislazione antimafia tout court, senza correre il rischio di essere lapidati dai soliti corazzieri delle Procure».
Insomma nella muraglia eretta dalle opposte fazioni politiche una breccia comincia ad aprirsi. Anche se ieri il capogruppo
di Fratelli d’Italia in commissione Antimafia, Riccardo De Corato, non ha dato certo l’impressione di voler far calmare le acque. Anzi. De Corato, utilizzando i dati di un sondaggio dell’istituto Noto, coglie la palla al balzo per attaccare Pd, Alleanza verdi- sinistra e Italia viva, Questi partiti, secondo il deputato meloniano, «si sarebbero riservati di chiedere l’audizione in commissione Antimafia del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi».
Un pressing, dice il capogruppo di FdI, che contrasta con quel «54% degli italiani che ha le idee più chiare, e approva l’iniziativa del Viminale, come emerge dal sondaggio». Ma per deputati e senatori d’opposizione della Bicamerale, Piantedosi, dice De Corato, «dovrebbe essere ascoltato per le “modalità improprie” che hanno portato all’attivazione della commissione d’accesso nel comune di Bari». E lancia un altro messaggio poco pasquale agli avversari: «Il ministro, dovrebbero comprendere, ha fatto ciò che era dovuto a seguito dell’inchiesta che ha portato a più di 100 arresti e, ricordo ai miei colleghi, che abbiamo esempi di comuni che sono stati sciolti per molto meno.
La smettessero quindi di avanzare richiesta assurde e senza senso».
La speranza è che ci siano meno parlamentari sulle posizioni di De Corato e che Orfini e Mulè possano riuscire a fare proseliti per rivedere le norme antimafia, in modo da poter garantire ai comuni italiani una vita più tranquilla e, agli elettori, un po’ più di rispetto per la loro volontà.