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Siamo protagonisti di una rivoluzione silenziosa ma inarrestabile, in cui tecnologie un tempo impensabili stanno plasmando la nostra quotidianità. Ciò che era fantascienza è oggi realtà: l’era digitale ridisegna i confini del possibile, trasformando il futuro in un presente ricco di innovazione. Tra queste, spicca il software “Deep-Live-Cam”, un’innovazione sorprendente ma inquietante. L’applicazione permette di sostituire il proprio volto con quello di un’altra persona in tempo reale, usando una semplice foto. Quella che sembra una curiosità tecnologica cela, però, un lato oscuro, mettendo in luce i rischi di una realtà dove l’identità può essere manipolata con disarmante facilità.
Il software, facilmente reperibile online, non richiede particolari competenze tecniche: basta una foto della persona che si desidera impersonare e il gioco è fatto. In pochi istanti, l’utente può letteralmente diventare chiunque: un amico, un parente, una celebrità o, purtroppo, anche la vittima inconsapevole di una frode. “Deep-Live-Cam” non si limita a creare immagini statiche, ma genera video e dirette streaming con una qualità talmente elevata da rendere difficile, se non impossibile, distinguere il falso dalla realtà.
Se da un lato il software può essere utilizzato in modo innocuo per creare contenuti divertenti o satirici, dall’altro la sua capacità di ingannare anche i più esperti apre la porta a scenari inquietanti. «I criminali possono facilmente rubare l’identità delle loro vittime e utilizzarla per commettere truffe o altre attività illecite», avverte Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy. «La qualità delle immagini è talmente elevata da riuscire a ingannare anche familiari e colleghi di lavoro, rendendo il fenomeno estremamente pericoloso».
Ma non è solo il furto d’identità a preoccupare. Il software potrebbe essere utilizzato anche da predatori sessuali per adescare minori, camuffandosi da loro coetanei con l’ausilio di foto rubate dai social network. Un’eventualità che solleva gravi preoccupazioni per la sicurezza dei più giovani, già esposti a numerosi rischi nel mondo digitale. La gravità della situazione è tale da richiedere un intervento urgente da parte delle istituzioni. «Gli sviluppatori devono fornire chiare istruzioni per utilizzare il software in modo lecito e dare evidenza della loro conformità alle normative vigenti», sottolinea Bernardi.
Tuttavia, non è sufficiente affidarsi solo alla buona volontà degli sviluppatori. L’avvocato Vittorio Lombardi, membro del Consiglio direttivo di Federprivacy, richiama l’attenzione sull’urgenza di un approfondimento giuridico: «La diffusione di programmi come Deep-Live-Cam rischia di minare alle fondamenta la tutela della privacy, l’identità personale e la coesione sociale». La normativa attuale potrebbe non bastare per fronteggiare l’esplosione di fenomeni criminosi legati all’uso di queste tecnologie. Il delitto di sostituzione di persona, previsto dall’art. 494 c.p. potrebbe non essere sufficiente per arginare la diffusione di questi strumenti nelle mani sbagliate. È necessario un quadro normativo più solido e specifico che possa prevenire e punire efficacemente l’uso illecito di tecnologie come il deepfake.