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Per chi ancora avesse dubbi, può cominciare a sostituirli con qualche certezza: il secondo mandato Trump sarà – anzi, è già – un tornado, un’onda di piena che travolgerà vecchie certezze, diritti consolidati, e l’idea stessa di una storia progressiva. La “spinta propulsiva” della rivoluzione illuministica sta lasciando il posto a un nuovo ordine mondiale, a nuovi valori, nuovi poteri. Torna la volontà di potenza, l’unilateralismo e il dogma del predominio.
Secondo il New York Times siamo di nuovo a Tucidide: “I forti fanno ciò che vogliono e i deboli soffrono ciò che devono”. Un mondo in cui il diritto diventa un fastidio, il dialogo un capriccio e la stabilità un accidente della storia. Le ultime mosse di Trump bastano per intuirne il disegno: ridisegna confini con la stessa grazia con cui l’Hitler farsesco di Charlie Chaplin palleggiava con il suo mappamondo.
Cancella popoli con un tratto di penna, immagina Gaza come una sorta di Riviera di Riccione – senza palestinesi, naturalmente –, costruisce un’America sigillata, blindata, inaccessibile ai diseredati, una metafisica del muro che diventa politica. E poi l’epitaffio: la cancellazione di Usaid, la fine degli aiuti umanitari, l’abolizione della compassione.
E ora l’Ucraina. Trump si muove di fronte a un’Europa che diventa “mera espressione geografica”, svuotata, afona, impegnata a inseguire la propria inconsistenza mentre il mondo cambia. Un’Europa paralizzata dai veti di chi da anni gioca con Mosca, da governi che flirtano con il Cremlino e da leader che pensano che i diritti possano essere ancora una materia negoziabile.
Ha ragione Raphaël Glucksmann, uno dei pochi ancora in grado di dire le cose come stanno: “Tutti i servizi di sicurezza europei, da Riga a Berlino, dicono la stessa cosa: Putin metterà alla prova direttamente le nostre difese nei prossimi anni. Ascoltiamoli!”.
Ma non li ascoltiamo. Continuiamo a cullarci nell’illusione che Trump possa tornare sui suoi passi, che basti una visita di cortesia, un colpo di gomito ben assestato, un invito alla Casa Bianca per rimettere in carreggiata la ragione. Non funziona così.
La Casa Bianca è ormai una reggia in cui si muovono poteri nuovi, forze sfuggenti incarnate dal profilo inquietante di Elon Musk che presidia lo Studio Ovale di Trump e presenzia a ogni sua decisione, ogni annuncio. La Casa Bianca è nelle mani di un uomo che ha una concentrazione di potere e denaro senza precedenti: controlla lo spazio, concede o nega satelliti agli eserciti, ha mani nelle neuroscienze, nella comunicazione e nell’IA. Un uomo che sposta i destini con un tweet, lo Zelig della nuova era politica.
Di fronte a questo scenario, l’Europa non può più permettersi di restare un’entità geografica. O esiste, o rischia di dissolversi. Servono scelte nette, serve ridimensionare il potere di chi gioca a fare il cavallo di Troia di Putin. Perché la “guerra” è già iniziata e in gioco ci sono i nostri valori, i nostri principi, la nostra libertà.