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Marco Sorbara vittima di un grave errore giudiziario
Ora è arrivato il momento di comprendere il perché della evidente disparità di reazioni e della totale paura di denunciare e di guardare con coraggio e verità al nostro sistema istituzionale.
Il giorno stesso l'arresto di mio fratello Marco Sorbara, la condanna veniva scritta con tanto di fotografie accanto a presunti pregiudicati. E poi le conferenze stampa delle forze dell'ordine, la denigrazione e umiliazione di mio fratello all'epoca consigliere Regionale della Valle d’Aosta. Dopo 4 anni arriva la parola fine di un procedimento devastante e distruttivo basato sempre e solo su fatti inconsistenti.
Fin dal primo giorno mio fratello ha urlato la sua innocenza vedendosi negare addirittura le attenuanti perché non si era “dissociato” - ma dissociarsi da cosa? - e aveva mentito su qualcosa di inesistente. Purtroppo è scritto anche questo nella sentenza del Tribunale di Aosta. E dopo l'assoluzione mi sarei aspettato la stessa attenzione che i media riservarono a mio fratello nei giorni dell’arresto; mi sarei aspettato una reazione indirizzata ad analizzare come fosse possibile un errore giudiziario così. E vorrei far capire che dietro la lettura del dispositivo non c'era un fascicolo, ma una persona in carne e ossa che aveva già tentato di ammazzarsi e che si è salvato solo grazie all'aiuto della famiglia, della fede e di tante persone care. Avrei sperato che qualcuno si fosse degnato di capire le ragioni di quell’errore in modo da attivarsi in tutte le sedi con verifiche puntuali dettagliate affinché una cosa del genere non debba più succedere.
Ma ci rendiamo conto cosa vuol dire 909 giorni di custodia cautelare, 45 giorni di isolamento e 8 mesi di carcere? Stiamo parlando di un innocente incensurato.
Ricordo che nel nostro sistema giudiziario già solo in presenza di dubbi bisognerebbe assolvere. Ma dinnanzi a tutto questo, il nulla, solo il silenzio e la paura di divulgare, di denunciare, di indignarsi. Il sistema non cambierà se non abbiamo il coraggio di denunciare chi commette simili errori. E non è solo questione di responsabilità civile umana ma di operare con scrupolo attenzione e passione soprattutto quando è in gioco la vita umana che una volta annientata non potrà più essere ripristinata e l'errore e/o ingiustizia resterà scolpita nel corpo umano in eterno.
Comportamenti come questi danneggiano Giudici e professionisti che ogni giorno con diligenza sacrificio, e a volte mettendo a rischio anche la propria vita, operano ogni istante per rispettare il loro giuramento solenne di adempiere e applicare puntualmente senza pregiudizi - i sacri principi della nostra carta costituzionale e del nostro ordinamento giuridico.
Bisogna combattere in tutte le sedi istituzionali affinché non compaia più nella nostra vita quotidiana un macigno inaspettato, ingiusto, incontrollabile di una macchina della giustizia che non applicando i dovuti e corretti freni annienta e distrugge con piena indifferenza superficialità vite umane.
Non posso che concludere ricordando letteralmente quanto ci ha insegnato e trasmesso Giovanni Falcone il quale con coraggio sacrificio dedizione ribadiva “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”.