Rimuovere l'obbligo di differire la pena detentiva per introdurre la carcerazione delle donne incinte o con un figlio di meno di un anno, da qualcuno ribattezzata – in modo indecentemente razzista - norma “anti- zingarelle”.

Pensare di affrontare la maternità surrogata esclusivamente attraverso l’ennesima norma penale ideologica e di difficile applicazione.

L’intervento in materia di giustizia minorile – più noto come Dl Caivano, come se le problematiche sociali fossero un unicum di questo territorio da indicare con uno stigma nazionale- che ha determinato il boom di ingressi negli Istituti penali minorili, come denunciato dalla Garante Gatti.

Cristallizzare e acuire, con l’Autonomia differenziate, le distanze fra Nord e Sud sul piano dei diritti, colpendo in particolare il Meridione e soprattutto le donne, pensiamo al gap già esistente in merito al diritto alla salute o al servizio del tempo pieno a scuola, volano anche dell’occupazione femminile.

Scoraggiare ancora di più la partecipazione democratica che vede da tempo crescere l’astensionismo femminile, introducendo un meccanismo – unico al mondo!di premier eletto dai cittadini in coabitazione con un Presidente della Repubblica la cui funzione sarà indebolita, e con un Parlamento svilito perché eletto a traino del premier, che ne deciderà nascita, durata, morte.

L’affermazione, dunque, di una verticalizzazione del potere (presidenti di Regioni nel caso dell’Autonomia e presidente del Consiglio per il premierato) e il realizzarsi di una visione che riduce la partecipazione alla vita democratica – ancora così faticosa soprattutto per le donne- alla chiamata al voto, ogni cinque anni e con poteri di scelta limitati, dei cittadini e delle cittadine per acclamare un “capo” o una “capa”.

Quanto di più distante dall’idea di “potere” e del “prender parte”, orizzontale e dialogante, che ha caratterizzato il femminismo.

Provvedimenti diversi, certo, ma accomunati da un ulteriore filo nero: l’uso simbolico e propagandistico del diritto penale da parte di questa destra e la volontà politica di perseguire le persone più vulnerabili ed esposte, tirando fino all’estremo le maglie delicatissime dello Stato di diritto, finanche della civiltà (e non solo giuridica), se pensiamo alle donne incinte e ai minorenni, vanificando il senso rieducativo della pena sempre più difficile da realizzare fra le pareti carcerarie fatte di un sovraffollamento ormai diventato addirittura minorile e segnate da un crescendo di suicidi.

Così le donne, i soggetti più esposti alla vulnerabilità sociale, il Sud: tutti colpiti da un potere esecutivo che esercita il pugno duro poichè incapace di dare risposte, lungimiranti e radicali, alla complessità del reale, ma molto capace di scegliere gli abbrivi securitari da vendere nel mercato della propaganda come scorciatoie populiste, fatte di norme bandierina in alcuni casi perfino inapplicabili come nei casi de “reato universale” di surrogata e, mesi fa, il cosiddetto Dl Cutro con la ricerca degli scafisti in «tutto il globo terracqueo».

Questa destra procede in direzione opposta all’art. 27 della Costituzione, scommessa di riscatto personale e fattore di sicurezza e crescita sociali, e ai principi di coesione sociale, solidarietà, uguaglianza e pari opportunità che innervano la Carta.

A questo filo nero, da democratici e progressisti, ci opporremo con tutte le nostre forze, proprio ripartendo dal pensiero della differenza, propulsore dell’idea di leadership collegiale, della pratica del confronto e del conflitto che porta alla sintesi, dell’impegno per la crescita dei diritti di tutte che è anche rafforzamento della democrazia, del valore del riconoscimento del limite che dovrebbe avere ogni potere, su cui si è soffermato recentemente il presidente Mattarella, e che significa riconoscimento dell’altro/ a da sé come diverso ma pari.

Sempre.

*senatrice Pd, componente della Commissione Affari Costituzionali