La notizia è che lo scorso 18 settembre la Camera dei Deputati ha respinto una proposta di ordine del giorno di un deputato di Alleanza Verdi Sinistra per l’introduzione di una nuova fattispecie di reato.

Nelle intenzioni del parlamentare che ha firmato l’ordine del giorno, la norma avrebbe dovuto, “in luogo dell’attuale illecito amministrativo”, sanzionare sul piano penale i parcheggiatori abusivi o chiunque organizzi e gestisca parcheggi abusivi “estorcendo con minacce e violenza denaro ai cittadini”.

Non conosco le ragioni che abbiano determinato la bocciatura di questo ordine del giorno, credo di non correre il rischio di cadere in errore ritenendo che la proposta non sia stata calendarizzata soprattutto perché banalmente proveniente da una forza politica di minoranza. Penso tuttavia di poter dare per scontato che chi ha proposto l’introduzione di questa nuova figura di reato fosse a conoscenza della circostanza che in Italia esiste già il reato di estorsione.

Sono allo stesso modo convinto che il proponente sapesse che la pena prevista dal nostro codice penale per chi, con violenza o minaccia, costringe qualcuno a fare od omettere qualche cosa per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto è punito con pene che vanno da cinque a dieci anni di reclusione, e in presenza di aggravanti, in particolare se il fatto è commesso da persona che fa parte di un’associazione di tipo mafioso, può addirittura arrivare a venti anni di reclusione.

In sostanza, date per scontate le premesse – il minimo sindacale che ci si deve attendere da chiunque ci rappresenti – c’è da domandarsi cosa ci sia dietro quella che appare una necessità incomprimibile, e che attraversa la politica tutta, di creare reati con i quali il legislatore, più che preoccuparsi di delimitare minuziosamente fatti da punire, utilizzi la legge come strumento per stigmatizzare questa o quella categoria.

L’andazzo che da decenni ha preso la produzione legislativa dovrebbe chiaramente far parlare di derive lombrosiane, di colpa d’autore, di cose di cui un minimo allarmarsi, magari negli spazi lasciati liberi tra un allarme democratico e l’altro.

Certo non possiamo illuderci che l’ipotesi di reato specifico per il parcheggiatore abusivo estorsore possa scuotere coscienze, e più spesso convenienze, al punto da iniziare a cantarle a chi, dovendo dare risposte a bisogni reali, preferisca occupare il proprio tempo a creare reati per sublimare questo quel pregiudizio verso questa o quella categoria.

Purtroppo, capita spesso di accorgersi di come quella che dovrebbe essere e restare ironia rischi invece, con buone probabilità, di descrivere la realtà, per cui illazioni sulle ragioni di questo specifico accanimento nei confronti dell’estorsore parcheggiatore potrebbero farci supporre, e cogliere nel segno, ritenendo che ai parcheggiatori si voglia far pesare la contiguità, se non la complicità, con un’altra categoria: gli automobilisti. Una categoria, quest’ultima, che nonostante il cambiamento climatico continua imperterrita a utilizzare la propria autovettura, magari anche a velocità superiori ai 30 chilometri orari in città.

Proseguendo sul filone dell’ironia, c’è da preoccuparsi perché, scherzando, si rischia di anticipare il futuro, per cui la profezia che si avvera potrebbe riservarci, dall’altra parte, la trovata di chi magari riterrà indispensabile creare un apposito reato per colpire “chiunque, solitamente extracomunitario, all’uscita del supermercato, con la finalità di accaparrarsi della moneta, si offre per risistemare il carrello della spesa negli appositi spazi”.

Davvero non si vorrebbe ridurre la questione seria, anzi serissima, in burletta, ma non si può neanche pretendere che si diano crismi di serietà a queste che forse vorrebbero essere forme di antagonismo, ma che in realtà hanno di fatto istituzionalizzato il ridicolo.

Temo tuttavia che quando ci renderemo conto della realtà che abbiamo fatto stratificare intorno a noi, mentre indefessamente parlavamo d’altro, proveremo qualcosa di decisamente diverso dallo struggimento che vissero gli indimenticabili protagonisti di un film di Nanni Moretti, quelli che aspettando l’alba sul Tirreno furono destati dalla sagoma di un pescatore che pedalando urlava “ecce bombo, ecce bombo”.