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L’annuncio di Elon Musk è: «Impianto il primo chip nel cervello di un uomo». La sperimentazione avviene su un volontario con gli arti paralizzati. Se la sperimentazione messa in atto da Musk fosse unicamente mirata a migliorare in futuro le condizioni esistenziali di persone affette da patologie che ne limitano la qualità della vita, non si potrebbe non essere entusiasti, ma per chi conosce l’essere umano e per chi conosce l’evolversi della scienza sa bene che sia l’uno che l’altra non si limiteranno a questo, ma vorranno competere con la natura certi di poterla migliorare e di ottenere per l’uomo “il potenziamento oltre la terapia”.
Una sperimentazione di questo genere, estremamente complessa e sofisticata che delinea scenari di incertezza a causa della parzialità delle informazioni scientifiche e di evidenze empiriche, apre a una potenziale modificazione radicale dell’uomo e della stessa umanità: si parla di una “rivoluzione tecnologica”. L’innovazione deriva dal prodotto dell’interazione tra diverse discipline, il cui obiettivo comune - “convergente” - consiste nel potenziamento delle capacità umane. È impossibile descrivere in modo esaustivo l’estrema varietà dei progetti di ricerca e delle applicazioni che già iniziano essere attuate essendo un ambito in continua evoluzione.
Si possono tracciare solo alcune linee di tendenza generali, identificate principalmente nel progressivo assottigliamento del confine tra scienze biologiche, che studiano esseri viventi, e scienze che studiano sistemi non viventi: da un lato il percorso della biologia, la tecnologia o potenziamento degli organismi viventi, dall’altro lato della tecnologia la biologia o costruzione di artefatti.
Si assiste a una progressiva trasformazione tecnologica delle parti del corpo fino alla tecnologizzazione dell’uomo, rompendo il confine tra naturale ed artificiale. Si pensi alla progettazione di reti di neuroni di silicio connesse con neuroni biologici, sensori “indossabili” o computer “indossabili”, impianti nel cervello per “scaricare” i contenuti della mente da computer. Ma anche alle tecnologie che connettono biologia e processi cognitivi mediante le scienze informatiche, con l’obiettivo di biologizzare entità inanimate e processi cognitivi, creare macchine simili agli organismi viventi, mediante la “bíomimetica”, che si integrano ai nostri corpi o anche li sostituiscono.
L’obiettivo ultimo è quello di costruire robot umanoidi che possano interagire con l’uomo o interagire tra loro. E allora il vero grande pericolo è la disumanizzazione, come sottolinea il politologo Francis Fukuyama nell’uomo oltre l’uomo, con la produzione di un “mostro biotecnologico” non più umano.