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Solo qualche giorno prima che scoppiasse il caso delle intercettazioni della conversazione tra Filippo Turetta e i suoi genitori, il Garante della Privacy aveva tenuto la relazione annuale dell’Autorità da lui presieduta. Nel suo discorso il presidente dell’Authority, il Dottor Pasquale Stanzione, aveva sostanzialmente sparato a palle incatenate sul trattamento dei dati giudiziari.
La relazione del Garante, senza il clamore suscitato dalla diffusione delle intercettazioni tra padre e figlio, avrebbe con ogni probabilità fatto la fine delle lacrime nella pioggia evocate nel finale di Blade runner.
Sia chiaro, non ci illudiamo, la vicenda Turetta sarà tutto meno che un punto di non ritorno per l’informazione italiana, basta osservare i cosiddetti garantisti che, come da copione, hanno prudentemente pagato dazio alla piazza premettendo di non condividere il tenore del colloquio tra padre e figlio, per poi, solo alla fine, porsi il problema di principio sull’opportunità della divulgazione di quel colloquio.
Sì, con la moderazione che solo la categoria dei moderati sa esprimere, si è voluto evitare di dare l’impressione che, pur di difendere un principio, si sia disposti a censurare e quindi non divulgare ulteriormente contenuti che non avrebbero dovuto essere resi noti.
Certo, se l’affaire Turetta almeno servisse per tornare su quanto il Garante della Privacy aveva evidenziato solo qualche settimana prima nella propria Relazione, non tutto il male verrebbe per nuocere.
E pensare che i temi trattati dal Garante nel documento presentato a inizio luglio sono di quelli che hanno un grande impatto nella vita di tutti i giorni degli italiani, al punto che, se si parla di divulgazione dei dati giudiziari, si tocca un vero e proprio campo minato, di cui è opportuno discettare con estrema cautela o preferibilmente non parlare, se non si vuol passare per “garantisti” o peggio amici di corrotti o mafiosi.
Il tema che davvero andrebbe evidenziato è che, affrontando certi temi, si rischia di assestare un colpo alla fiorente industria dello sputtanamento mediatico, un vero e proprio comparto economico il cui indotto, oggi, per quanto difficilmente quantificabile, è tra quelli che danno maggiore soddisfazione ai propri addetti.
A evocare lo ius sputtanandi, la cui fonte è l’avvio di un’inchiesta giudiziaria, si rischia di porsi in contrasto con interessi consolidati, rispetto ai quali le temutissime lobbies di tassisti e balneari rischiano di fare la figura di un’inoffensiva squadra di boy scout.
Il Dottor Stazione, seppur conscio che le sue parole non avrebbero avuto alcuna apprezzabile conseguenza, ha detto cose indicibili a proposito dell’uso delle intercettazioni telefoniche, “la cui divulgazione può ledere, e non poco, la dignità della persona”, soprattutto se si tratta di conversazioni “prive di reale interesse pubblico”, per poi lanciarsi in un affondo: “La sfida della democrazia è, infatti, proprio nel coniugare la pietra angolare del diritto di ( e all’) informazione con la dignità personale ( di cui la protezione dei dati è peculiare espressione): tanto più in un ordinamento, come il nostro, dalla vocazione intrinsecamente personalista”.
Diciamo subito che condividiamo a pieno le parole del Garante della privacy, mentre troviamo inaccettabile che argomenti come quelli trattati dal vertice dell’authority possano essere affrontati solo in una dimensione quasi “esoterica”.
Sì, perché di questo la politica non può e non deve occuparsi, e quando se ne occupa lo fa dando alle inchieste giudiziarie il mistico ruolo di riti purificatori, rispetto a cui ogni tentativo di ragionare sull’uso di notizie non penalmente rilevanti altro non è che un sacrilego tentativo di imbavagliare gli oracoli di turno.
Poco importa se, oltre al Garante di un’autorità indipendente, anche organismi di altra natura come la Corte internazionale dei Diritti dell’uomo abbiano detto cose precise sull’uso sconsiderato, per non dire altro, delle intercettazioni nei confronti di persone non coinvolte nelle indagini.
Hai voglia ad usare espressioni dotte come concezione antropocentrica, commentando il discorso del Garante della Privacy: qui c’è un fatturato da mantenere, delle prebende da assicurare, che non possono essere imbavagliati tra una pausa per gli acquisti e l’altra.