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Noi del Dubbio abbiamo messo una cella in piazza. Anzi: l’abbiamo messa a disposizione di chi ha visitato il nostro stand al Salone del libro di Torino e nel cuore di Roma, nel corso di un evento in piazza di Pietra.
Obiettivo: far comprendere quanto disumana, alienante sia, per l’essere umano, l’esperienza dell’isolamento dal mondo, della privazione di libertà, affetti, senso del futuro. C’era in sottofondo il clangore dei catenacci che serravano i cancelli. Era un modo per dire: sappiate che c’è un’umanità, dietro quelle sbarre, scaraventata in una disperazione profonda. Non riducete il carcere al pozzo nero dell’esistenza in cui rinchiudere ciò che non si vuol vedere. Perché anche se non volete vederlo, esiste comunque. E noi ve lo mostriamo. Volevamo abbattere il muro che separa la vita della detenzione. Perché cittadini e reclusi potessero idealmente condividere una verità.
In questi giorni la Polizia penitenziaria ha promosso un’iniziativa solo apparentemente analoga alla nostra. Ha messo su un simulacro di cella a piazza del Popolo, e l’ha resa visitabile. In un video, un sovrintendente del Corpo fa virtualmente da Cicerone.
Al di là della luce che inonda l’ambiente dal soffitto trasparente, come una bella macchina sportiva, al di là di quest’improbabile suggestione, ci hanno colpito alcuni dettagli. Del tipo: guardate lo sgabbello, prima non era così, non aveva lo schienale, adesso, come vedete, c’è, ma è un problema, perché dallo schienale lo sgabbello può essere afferrato e scaraventato come un’arma. E uno.
Poi: vedete i letti a castello? Sono fissati a terra. Perché? Eh, se no i detenuti possono spostarli, metterli davanti alla porta della cella e barricarsi dentro. Ecco perché li abbiamo inchiodati.
Insomma: vi facciamo vedere una “stanza di pernottamento”, sì. Ma non perché sappiate quanto ci si sta male dentro, non per favorire un’empatia fra il mondo di dentro e il mondo di fuori. Ma perché sappiate che razza di mostri si annidano dentro un carcere.
Così, tanto per fare in modo che quel muro sia ancora più invalicabile.
Davvero non comprendiamo quale sia l’intenzione di coloro che hanno un potere sul carcere. Proprio non lo capiamo. Ma che quest’intenzione rischi di tradursi in indifferenza alla tragedia, lo lasciano intuire i tre suicidi delle ultime ventiquattr’ore.