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DAVID YAMBIO MIGRANTE MOSTRA UNA VIGNETTA DEL RILASCIO DI NAIEEM OSEMA ALMASRI HABISH
Vicenda Almasri, ovvero la fiera delle ipocrisie. Cominciamo dal tanto declamato “atto dovuto”. L’esposto dell’avvocato Li Gotti imponeva, secondo il procuratore di Roma, l’iscrizione nel registro delle notizie di reato e la trasmissione degli atti al Tribunale dei Ministri.
Prima ipocrisia: Li Gotti, come egli stesso ha sottolineato, non ha fatto altro che riferirsi a fatti già da giorni pubblicati dalla stampa. A questo punto, però, non si riesce a capire come quei fatti erano privi di rilievo penale sino a quando li hanno divulgati i più importanti giornalisti italiani ed hanno invece assunto miracolosamente quel rilievo solo quando l’avvocato Li Gotti li ha riassunti nel suo scritto. Insomma, o il procuratore di Roma ha una considerazione troppo bassa di tutta la stampa italiana e non la degna di considerazione qualsiasi cosa possa scrivere, oppure ha una troppo alta opinione dell’avvocato Li Gotti.
Seconda ipocrisia: si tratterebbe di un atto “dovuto” e privo di alcun apprezzamento o valutazione da parte della Procura. Effettivamente l’articolo 6 comma 2 della legge costituzionale n. 1 del 1989 prevede che il procuratore della Repubblica entro 15 giorni trasmetta al Tribunale dei Ministri, “omessa ogni indagine”, ogni rapporto o denunzia di reati ministeriali. Ma che significa? Non si può seguire un’interpretazione che conduca ad assurdi paradossi: se ad esempio l’avvocato Li Gotti avesse segnalato alla procura di aver saputo che il presidente del Consiglio aveva alzato il gomito tra le sale di Palazzo Chigi e tenuto atti sconvenienti avanti una delegazione straniera, il suo “rapporto” sarebbe stato egualmente trasmesso al Tribunale dei ministri?
È chiaro che c’è una valutazione di merito: la procura iscrive e trasmette perché considera che i fatti oggetto dell’esposto sono - almeno astrattamente - riconducibili ad un’ipotesi di reato, per cui si chiede di attivare l’iter che può sfociare nella richiesta di un giudizio e di una condanna. Perché, allora, il procuratore di Roma non deve dire a chiare note che per lui quei fatti possono costituire reato e che non si riscontra alcun insindacabile atto politico al fine della tutela degli interessi dello Stato? Non si può iscrivere nel registro di reato (e nel caso comunicare al Tribunale dei Ministri) senza credere che si sia in presenza di un reato! Perché lanciare il sasso cercando di nascondere la mano?
Terza ipocrisia. Prima versione di Meloni & co.: Almasri libero nonostante l’ordine di arresto della Cpi? Nulla sappiamo, nulla abbiamo visto o sentito, non c’eravamo o forse, se c’eravamo, dormivamo. E l’aereo dei servizi? Magari una prestazione occasionale del pilota, che quando può cerca di arrotondare con qualche lavoretto extra… Insomma, hanno essi stessi mostrato imbarazzo per non aver fatto arrestare Almasri ovvero hanno avuto paura di quello che hanno fatto o omesso di fare e, ipocritamente, hanno cercato di scaricare la responsabilità sulla magistratura e sulla Corte penale internazionale.
Quarta ipocrisia, quella di cui si è parlato meno nonostante sia la più grave. Almasri è stato riportato a casa con ogni riguardo seppure tutti riconoscono che si tratti, o si possa trattare, di un torturatore, di uno spietato criminale. Il governo dell’Italia, la “nazione sovrana” che si declama essere tra le dieci potenze economica del mondo, è costretto a riconoscere che quell’arresto avrebbe comportato conseguenze gravi sull’ordine pubblico causa l’invasione di centinaia di migliaia di migranti in poco tempo. Ecco appunto l’ipocrisia più grave: far finta di non sapere che dopo anni di roboanti proclami sulla capacità di frenare l’immigrazione clandestina, di innalzare blocchi invalicabili, di fruire della utile cooperazione degli Stati di provenienza attivando canali legali e fermando quelli illegali, la protezione della “nazione” italiana dalla invasione di stranieri non graditi è affidata ad un feroce criminale ed a chissà quanti altri come lui. Insomma, con buona pace della “sovranità” di cui tanto ci si vanta, siamo messi nelle mani di Almasri.